Luce, brillii, colori gioiosi, densi, anzi vera e propria sinfonia colorata, schizzata su tavola (e non su tela) in piccole pennellate allegre, che sembrano catturare il sole, il cielo, il verde degli alberi. Colori che evocano la natura, ma la rendono artificiale. Chi è l’autore di queste tavole dipinte, di medie e grandi dimensioni, che colpiscono gli occhi, e sono effettivamente belle? È Maurizio Bellucci, un omone pieno di vita come le sue tele. Classe 1953, nato e abitante a Piombino, la “sua città”, ha deciso di darsi totalmente alla pittura. Lo incontriamo in un caffè, dove ha portato alcune sue opere, che mostra fiero raccontandoci il suo percorso. Autodidatta, ha partecipato sin da giovane a corsi di disegno, pittura, incisione presso il Centro Arti Visive di Piombino. Dal 2013-2015 ha esposto in Toscana in mostre collettive e personali con un notevole successo, come racconta il fascio di cataloghi che tiene sotto il braccio. La sua è una tecnica divisionista, in cui i soggetti figurativi, tesi verso l’astratto, sono resi con piccole e ricche pennellate di materia dai colori acidi, molto vivaci. «Sì, ma ora sto puntando ad una pittura informale. Cerco di renderla incisiva e prorompente con la scelta della tecnica e del colore. La tecnica è mista, colori acrilici, smalti e stucchi. Il colore, gettato sulla tavola con effetti di luci che orbitano su uno spazio indefinito, è l’elemento fondamentale». E i temi? «Il sole, il vento, le cascate, il mare, qualche figura». La tendenza è verso una fusione informale in cui i residui di figurativo vengono velati e annullati nella materia cromatica. Esempi? Il Mare dell’Elba, una tavola di onde bianche e azzurre. Oltre la Cima degli alberi, in cui le piante si intravvedono nelle trasparenze di un bosco. Il Venditore di sogni, un omino sui trampoli, palloncini colorati, che emerge da un tripudio di segni multicolori. Gli ultimi soggetti? «Le Cascate, cerchi che nascono da un frastuono di tinte…».
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