La musica Sacra è morta? Macché! La rinascita è tutta Italiana

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Se si pensa che la musica sacra sia una musica morta, senza vita, riservata a qualche vecchio bigotto da sacrestia, o un genere con un fiacco successo discografico e una limitata produzione editoriale musicologica, beh, si sta solamente assecondando un banale luogo comune.

In realtà, se c’è un genere in costante espansione, con ricerche specialistiche e studi tecnici all’avanguardia, questo è proprio quello della musica antica e sacra. Basti pensare a quando – giusto per rimanere sul piano commerciale – non più tardi di qualche anno fa, nelle hit parade di tutto il mondo entrò un disco di canto gregoriano registrata dai monaci cistercensi dell’abbazia di Heiligekreutz. Pochi mesi fa, questa volta in Italia, il cd Cantate Domino (Universal), con brani gregoriani e polifonici eseguiti dal coro della Cappella Sistina, è anch’esso entrato nella classifica dei dischi più venduti. Un cd apparentemente senza interesse tra le nuove generazioni ma che, invece, approda in classifica mimetizzandosi tra una compilation di Madonna, di Lady Gaga o dei Depeche Mode.

Spostandoci sul versante editoriale, poi, se guardiamo la lista dei più diffusi manuali musicologici, ci accorgiamo che uno tra i più irreperibili di tutta la letteratura specialistica è nientemeno che un manuale di canto gregoriano. Ed è forse anche per questo, inserendosi in quest’ondata di “risveglio” per il genere sacro, che lo stesso autore di quel prezioso testo ormai introvabile, Fulvio Rampi, ha curato una nuova pubblicazione destinata ad affermarsi come punto di riferimento per i più aggiornati studi in materia.

L’imponente volume di quasi mille pagine Alla scuola del canto gregoriano (Musidora editore, pp. 980, euro 70) raccoglie, infatti, una molteplicità di studi sulle più recenti conquiste musicologiche e interpretative. Nei primi del Novecento gli studi filologici e paleografici sulle antiche notazioni neumatiche gregoriane hanno iniziato la loro strada che li ha portati, sul finire degli anni Sessanta e oltre, ad annoverare una molteplicità di pubblicazioni che hanno restituito al gregoriano una nuova veste.

Ma da allora, gli studi tecnici sono proseguiti e, ad oggi, il gregoriano è oggetto di un costante aggiornamento che lo pone – come dicevamo – tra i generi più allavanguardia a livello di ricerca e interpretazione. E’ proprio grazie ai lavori avanguardistici come quello di Rampi che noi, oggi, possiamo risalire alle radici di un genere così antico e, al contempo, così carico di un rinnovato interesse editoriale e discografico.

Una parola, infine, va anche spesa sul gruppo di redazione del volume: i Cantori Gregoriani. Ensemble corale di Cremona fondato e diretto da Rampi, i Cantori Gregoriani non hanno solamente il merito di aver redatto i vari capitoli di questo imprescindibile testo. A loro va anche il merito di essere una delle formazioni corali più specializzate al mondo nel canto gregoriano e nella sua corretta esecuzione fondata sulla lettura dei manoscritti antichi del X e XI secolo. Insomma, uneccellenza artistica internazionale, ancora una volta, italiana.

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Mattia Rossi
Nato a Casale Monferrato (Alessandria) nel 1986. Orgogliosamente piemontese e monferrino: ama la tavola, il vino e la nebbia della sua terra. Ha studiato Canto gregoriano a Milano e Lettere a Vercelli. Si occupa prevalentemente di musica (tutta: dal gregoriano alle avanguardie) e recensioni librarie. Ha al suo attivo diversi articoli sul canto gregoriano, sulla musica sacra, sulla musica nella "Commedia" di Dante e sulla musica trobadorica pubblicati in riviste internazionali. È anche autore dei volumi "Le cetre e i salici" (Fede&Cultura, 2015), "Rumorosi pentagrammi. Introduzione al futurismo musicale" (Solfanelli, 2018) e "Ezra Pound e la musica" (Eclettica, 2018). Giornalista e critico musicale, collabora con «Il Giornale», «Il Giornale OFF» e «Amadeus».