“Eroici Idioti”, il mondo autistico di Federico Ranucci

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Prendete un gruppo di persone e lasciatele libere di comportarsi esattamente da idioti. Almeno sul grande schermo, come nella visione cinematografica del regista danese Lars von Trier. Scrollandosi di dosso le oppressioni della realtà e sognando una libertà sfrenata e senza barriere. Tutta da vivere. Ispirandosi a “Idioten”, questo il nome della pellicola del 1998, l’artista romano Federico Ranucci sarà in mostra nella Capitale con la personale “Eroici Idioti”, a cura di Barbara Ranucci, dal 27 febbraio al 4 marzo prossimo alla Libreria Odradek in Via dei Banchi Vecchi.

Cuore ferito per il nostro colibri - Federico Ranucci
Cuore ferito per il nostro colibri – Federico Ranucci

Figure umane fragili e frantumate smarriscono pezzi della loro identità nelle opere dell’artista. Solitudine e trauma, una visione esistenzialista del mondo ricalcata in maniera esponenziale sui disegni scarni, astratti, scomposti. Artisticamente assemblati e disformi. Stilisticamente stilizzate ed esili, le figure di Ranucci giocano sul contrasto tra pieni e vuoti, linearità delle forme decostruite, talvolta spezzate, e paradossi situazionali in cui l’unica armonia è dettata dall’utilizzo del colore, piatto e  ben definito. Quasi ad identificare una calma apparente su cui si adagiano esseri tormentati e privi di riconoscibilità. Citando l’Art Brut, nata in Francia con il pittore Jean Dubuffet, Ranucci  sembra avere l’intenzione di descrivere il mondo attraverso una visione autistica, immediata. L’Art Brut nasceva nel secondo dopoguerra nei manicomi, quale forma espressiva istintiva, grezza e non convenzionale, fuori da regole preconfezionate e indipendente da idoli colti. Senza alcun tipo di riferimento culturale alla base e, paradossalmente, senza velleità artistiche. Per Ranucci però l’arte non è impulsiva, l’artista si ritiene piuttosto un sostenitore del tormento creativo, dell’esperienza vitale solitaria che influenza, attraverso lo studio e la ricerca progettuale, le scelte estetiche, discostantosi quindi dagli “illustri” precedenti del passato.

"Porta segreta" - Federico Ranucci
“Porta segreta” – Federico Ranucci

Un percorso espositivo che sottolinea quanto sia scomodo vivere la vita rompendo le regole e lanciarsi in un mondo, tutto introspettivo e individuale, che non ha alcuna intenzione di attenersi a schemi sovraimposti. I personaggi di Rannucci sembrano, a tratti, avere le fattezze di pupazzi deformi che lasciano una parte di sé nello spazio circostante, siano essi organi vitali come il cuore o piuttosto assumendo insolite posizioni acrobatiche in luoghi astratti. Pittura e disegno si associano a frasi talvolta pseudoironiche come “D’amor perduto, d’amor saziato” o addirittura paradossali come “Chi ha sparato al Santo?”. Quasi fossero appunti didascalici in un sottotesto descrittivo per far conoscere ai più l’intento di una forma d’arte che, indipendentemente dai gusti artistici di chi osserva, si discosta dai classici attraverso una personale interpretazione del presente.