Il Teatro La Commune nasce negli anni ’60 ad Aubervillers, cittadina di poco più di 74mila anime raggiungibile in metro da Parigi e ormai quasi assorbita dalla metropoli. Fin dall’inizio vuole essere un luogo di ricerca mosso dalla volontà di decentralizzare la cultura. Oggi ha un cartellone ricco di appuntamenti, tra teatro di prosa, cinema, letture, seminari e musica. .
Era in scena, proprio fino a ieri, a La Commune, “La macelleria di Giobbe”, produzione italiana che si fa notare già solo per il fatto di essere nata nel 2014 nel Teatro Valle occupato, esperienza romana di autogestione di uno dei palchi più centrali della città: in scena una serie di visioni, di suggestioni per uno spettacolo che non è esattamente di narrazione, quanto più di cerimonia e di rito (caratteristica intrinseca sempre nel teatro, ma che in certi lavori diventa la parte preponderante). Due Clown si giocano ai dadi la tunica del Cristo. Quando il crocefisso muore, si squarcia il velo del tempio e sulla terra viene gran burrasca, i Clown terrorizzati fuggono cercando di coprirsi con la tunica che si stavano giocando. Da questo simbolo nasce il racconto del macellaio e del suo garzone, sua moglie, sua figlia malata, del figlio che è andato in America a studiare e dell’economia che non gira. Dei prestiti, delle banche, del mondo del lavoro che cambia e si evolve con il passare degli anni, dei sogni che non si avverano e dell’inspiegabilità della vita. Scritto e diretto da Fausto Paravidino, “Il macello di Giobbe”è un testo che vuole analizzare il tema della crisi economica e i meccanismi della finanza, apparentemente assurdi, ponendoli in relazione con la certezza della Fede e il tema del sacro e del mistero di Dio.
Frutto di numerose suggestioni (come quelle portate dalle lezioni di Andrea Baranes) e di approfonditi studi condotti direttamente nel Teatro Valle occupato, il “Macello” è “un lavoro per il quale sono andato a pescare nell’antico per cercare di rappresentare il contemporaneo” dice Paravidino. Dopo il debutto nel 2014 a Bruxelles, quest’anno lo spettacolo è già stato al Teatro della Tosse di Genova e al Lac di Lugano. In scena una compagnia di nove attori tra cui Ippolita Baldini, classe 1982, diplomata alla Silvio D’Amico, interprete e anche autrice (la sua ultima produzione è “Mia madre è una marchesa” è una stand-up comedy dagli esilaranti toni comici, ma con un velo di malinconia, che racconta la vita di una giovane single con nobili origini. Lo spettacolo è stato invitato il prossimo 2 marzo, sempre a Parigi, all’Istituto Italiano di Cultura)