Una mostra per raccontare l’Italia silenziosa

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italiasilenziosa2โ€œItaliani sempre rumore, sempre cantare chitarra e mandolino! Silenzio!โ€. Ecco, in una memorabile scena di Fantozzi, uno dei tanti clichรฉ che contraddistingue l’italianitร : il rumore.
E invece Davide Ferri ha deciso di chiamare la seconda edizione della mostra collettiva presentata da Untitled Association โ€œTutta lโ€™Italia รจ silenziosaโ€. E il periodo prosegue: โ€œLe nozioni da Baedeker confondono il turismo di mercato con la veritร  del sito puroโ€.

Il titolo proviene dal libro piรน misterioso di Julio Cortazar, โ€œA passeggio con John Keatsโ€, e vi si trovano le scene della stessa Roma ferma nel tempo descritta dal poeta inglese nelle sue lettere mattutine. Sono molti gli artisti selezionati da Ferri, dai paesaggi sospesi di Luigi Ghirri alle tenui cittร  sbiadite dell’ascetico Antonio Calderara, dai monocromo stropicciati di Emanuele Becheri agli alberi a testa in giรน di Chiara Camoni. Nebbia, opacitร , manipolazione, realtร  distorte sono solo alcuni dei tanti impedimenti che fissano lo spettatore su una teca con uno spillo, tenendolo fermo davanti all’opera per allontanarlo dal consumo sfrenato, dal fluttuare da un’opera all’altra quasi con impazienza con il sopracciglio alzato. In questo ambiente non c’รจ piรน il dopo, il cosa ci sarร  dopo โ€œperchรฉ qui si parla al presente, presentissimo, di un passato trapassatoโ€, come scrive Cortazar.

Il tempo diventa superfluo e, proprio per questo, si conferma protagonista indiscusso di questa mostra immemoriale, che invita alla lentezza e al raccoglimento. Lo spettatore รจ iniziato all’esercizio spirituale stoico, รจ come se dovesse recitare una lunga poesia senza sbagliare le parole, a bassa voce, solo per sรฉ. รˆ in questa memoria viva, in questa presenza piena di lirismo che possiamo osservare le opere esposte fino al 4 Ottobre 2015. Il fatto che la mostra sia itinerante รจ fondamentale, prende tempo, lo blocca e lo riprende, dร  ritmo ai nostri passi: da Villa Massimo sulla Nomentana allโ€™Ambasciata del Brasile a Piazza Navona, dallโ€™Istituto Polacco a Prati all’Accademia di Spagna al Gianicolo.

Una visita appena alzati sarebbe l’ideale: una flรขnerie sonnolenta per entrare in un presente trapassato e magari allungare il giro verso Trinitร  dei Monti, sedersi sulla stessa scalinata che Keats aveva dovuto guardare molto nei giorni prima della sua morte, affidando all’amico Severn le sue ultime parole: โ€œSento crescere i fiori su di meโ€.
Le stesse scale dove Cortazar si ripeteva alcuni versi di Keats da giovane: โ€œDeve per forza esserci una rovina scura e malinconica per dire: Non c’รจ mai troppa gioia in quel che fiorisceโ€, e seguire lo scrittore per le strade giร  percorse dal poeta. Arrivare infine a Piramide, al Cimitero Acattolico, sulla tomba di Keats e stare un po’ lรฌ, in silenzio, ad ammirare l’edera che cresce tutto intorno e porre fine a questa mostra immemoriale, che invita alla lentezza e al raccoglimento.