Marò, dopo Amburgo la beffa di Oslo

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Fra pochissimo, il 15 ed il 16 settembre  p.v. si terranno a Lysaker (Oslo) sotto l’egida della Ricerca norvegese, i workshop riuniti dell’EqUIP. Sembrerebbe ippica, ed invece è la Piattaforma euroindiana per le scienze socioumanistiche, un progetto da 1,5 milioni che l’Europa finanzia dal 2010 sotto il coordinamento inglese, i network di ricerca scandinavi ed i report finali dell’austriaca ZSI.

50 agenzie governative o semi tali (come la nostra Apre)  assieme a sponsor e multinazionali si interrogheranno  sullo scambio di esperienze comuni tra i due versanti del supercontinente Eurasiatico. Ospiti di tutto rispetto, tre centri di ricerca indiani storicofilosofici  (ICHR, ICPR e UGC) e con loro una pletora di ong, onlus e no profit indù.

Ci saranno momenti alti di brainstorming politico, ispirati da metodologie quali i Giochi di Carte, il Disney Method ed il World Cafè Method. Dal Gioco a somma zero della Beautiful Mind al subbuteo dei Riotta, Capuzzo e Severgnini, dramma a quanto pare non solo nazionale.

L’evento è serio perchè discuterà del salto di qualità della piattaforma SSH tra Bruxelles-Nuova Dehli. Le solite migliori pratiche, minori barriere e maggiore cooperazione che paga solo una parte del tavolo.

Difficile che si parli di Marò; Luttwack direbbe che non si tratta di un convegno militar industriale. Difficile che vi rientri Salgari per il quale i buoni erano indonesiani ed i cattivi, gli indù. Nemmeno si ricorderà l’entusiasmo per l’Asse di Gandhi. Anche perché i pacifici e pacifisti indiani, poi sono sempre stati al seguito degli anglosassoni in tutte le guerre di ieri e di domani.

Nemmeno l’influenza dell’italiana Sonia, sconfitta leader del partito del Congresso, apparirà.

Il nostro contributo sarà canticchiare un Sorrenti d’annata (“Vorrei incontrarti ai cancelli di una fabbrica o lungo le strade che portano in India”) e preveggente , dato che ai cancelli della suicidata Ilva, ci troveremo il logo del colosso dell’acciaio indiano Tata.

L’impostazione nordica, come è noto, divide i suoi amori su due direttrici, accomunate dai fasti omopedofili, la Capri di Krupp, Nureiev e Riefenstahl e l’India dell’antica svastica di Hesse del Siddharta (a sua volta rimbalzata tra etruschi, greci e Paestum). Noi stessi siamo degli indiani mancati.

Gli studi sociali sull’India hanno però fallito nell’educolrato quadretto protetto dalla reputazione della Queen per il buon sikh. Non è stato raccontato l’indù senza visage humaine, barbarico e guerrafondaio, scosso da pogrom etnoreligiosi, incassato tra le fortune basate su riciclaggio e contrabbando e le caste degli intoccabili.

Il 15 è l’occasione di un messaggio blitz, un Cave Marem, per partecipanti, agenzie, diplomatici, studiosi e sponsor Equip sul posto (rigorosamente in norvegese) e virtuale. Dopotutto noi paghiamo sempre un terzo, anche se non ci siamo o stiamo relegati in fondo alla sala. Altrimenti sarà la beffa di Oslo.