L’arrivo del taumaturgo è annunciato dal tempo. Poco prima dell’arrivo del Presidente del Consiglio, la pioggia frana. Uno sciamano. Dove arriva Renzi crescono i prati, le piante stillano vino, i deserti son fiumi di latte. D’altronde, parole sue, ripetute più volte per inculcare il concetto, “da 20 anni l’Italia è ferma, ha messo il tasto pausa”. Poi, finalmente, è arrivato Lui, l’uomo della Provvidenza.
Tanto valeva ammirarlo in streaming (con Crozza). Per ammirare il premier non basta il comune pass del giornalista. Ce ne vuole un altro, azzurro. La massa dei giornalisti è in fondo a destra, a debita distanza dal premier, che, come ribadisce, non ama i titoli sparati dei giornali, vorrebbe che si parlasse sempre bene di lui. Tuttavia, per quello che ha detto, tanto valeva vederlo in streaming, con la ciotola di pop corn al fianco e l’imitazione di Crozza sull’i-Pad.
La fama rende belli. Mio figlio mi stuzzica da giorni, “babbo, mi porti a vedere Renzi?”. Non s’interessa di politica e agli uomini preferisce gli animali. Ma guarda la tivù. Il desiderio, innocente, è vedere dal vivo ciò che si vede in tivù, vedere se è vero. Poveri noi. Siamo tutti dei piccoli San Tommaso digitali. E Renzi crede di avere le stimmate.
Attenti, arriva il battutista. Quando arriva Renzi è un putiferio di applausi. Corrotti da qualche fischio. A un certo punto i fischi aumentano: cattolici rivoltosi? A placare la folla ci pensa Emilia Guarnieri, che a Renzi dà subito del ‘tu’, “Caro Presidente…”, e si lancia, “siamo grati e onorati di averla qui”. Così, nonostante le differenze tra il buon cattolico e il Presidente del Consiglio siano tante – dall’idea di istruzione alle unioni civili, cioè i cardini del convivere sociale – immediatamente le masse capiscono che bisogna applaudire. Renzi ricambia ammettendo che il Meeting è una creatura ciellina, “non sono uno di voi, potete stare sereni”. Ghiaccio in sala. Poi inaugura il suo show, “non volevo venire al Meeting”. Perché? “Perché qualche mio predecessore politico ha considerato il Meeting come una agorà da cui raccogliere voti”. Scatta l’aneddoto del Renzi boy scout che incontra i ciellini a scuola. Che vi risparmiamo. Esito: il premier usa il Meeting per quello che è, una agorà politica utile a raccattare voti.
La strategia renziana: se l’Italia non riparte è colpa dell’Italia. L’incontro con Renzi è un modo per CL di aggredire la platea, e una forma tramite cui il Meeting trova una giustificazione. Giorgio Vittadini inchioda il premier su quattro temi decisivi (l’Italia costruita dal basso; l’Europa; il ruolo del Mediterraneo; la cooperazione per la pace) a cui, naturalmente, Renzi non risponde. Devia. Inanella battute (“l’elezione diretta dei senatori? Non è che devi votare tante volte per fare la democrazia, quello è il Telegatto, non il Senato; non è che moltiplicando le poltrone moltiplichi la democrazia”), che ottengono l’ovvio plauso; impalca un rosario di ovvietà, come quando parla di immigrazione (“non cediamo al messaggio di chi propugna il provincialismo della paura, preferisco perdere tre voti ma prima salvo delle vite umane”, e ci mancherebbe altro) e allude a Salvini come all’ “imprenditore della paura e della demagogia”. Conclusione ovvia, “dopo 20 anni in cui l’Italia è stata costantemente imprigionata da veti e controveti, stiamo ripartendo”. Ma se l’Italia non ce la fa, ci da a intendere Renzi, è colpa nostra, lui ha fatto tutto il possibile. Troppo facile.
Cosa pensa Renzi della politica estera. La diplomazia renziana è quella di chi dà ragione a tutti senza dare ragione a nessuno. La “nostra stella polare sono gli Stati Uniti”, eppure, “pensare di costruire l’Europa contro la Russia è un errore tragico”; Israele “non ha il diritto di esistere, ma il dovere di esistere”, eppure “siamo uno dei primi Paesi al mondo per numero di investimenti in Palestina”. Cerchiobottista? Furbetto.
Cosa pensa Renzi di geopolitica. “L’Europa si è allargata ma ha guardato in direzione strabica, senza occuparsi del Mediterraneo e facendo dei Sud un racconto macchiettistico e parziale, da set per fiction venute male”. Tuttavia, “c’è anche il problema, drammatico, dei Balcani, di cui troppo poco si parla”. E l’Africa? Naturalmente è “un’area di grandi opportunità”.
Cosa pensa Renzi dell’Europa. “Un grande pensiero politico divenuto tran tran burocratico. Da creatura italiana è diventata una matrigna che ci dice se siamo o non siamo bravi”.
Cosa pensa Renzi di politica interna. Dopo Governi nichilisti e nullafacenti, per fortuna è venuto Renzi, l’uomo delle riforme. Ad esempio, la riforma elettorale. “Finalmente chi viene votato potrà governare senza doversi difendere dagli assalti dell’opposizione”. E le tasse? “Abbassarle non è una strategia politica per ottenere consenso, ma una necessità per riscoprirci liberi”.
Cosa pensa Renzi del terrorismo. “Non riuscendo a farci morire, provano a farci vivere come piace a loro, nel terrore. Portandoci a pensare che chi ci è vicino sia un possibile nemico. Il terrorismo ci consegna alla logica dei muri. Ma il muro non ti difende, ti intrappola”.
Morale: più ottimismo per tutti. Il refrain di Renzi è che “dobbiamo smettere di piangerci addosso”, perché occorre “richiamarci alla positività del reale” (e qui i ciellini sbrodolano miele), dacché “ci siamo bloccati, assuefatti alla bellezza”. Scatta la parabola del Sindaco di Firenze (Lui, ovviamente) che decide di pedonalizzare Piazza del Duomo perché “chiunque alzi lo sguardo, passando di lì”, ammirando la cupola del Brunelleschi. La buona novella renziana è che “l’Italia si salverà quando prenderà consapevolezza della sua straordinaria forza”. Vi ricorda qualcuno? Certo. Silvio Berlusconi.
Non ha detto nulla ma ha fatto (elettoralmente parlando) tanto. Esito schietto. Renzi non ha detto nulla di rilevante al Meeting. Ma poi interviene la Guarnieri a sistemare tutto, “di fronte a istituzioni che stanno cercando di tirare il Paese fuori dalla crisi, noi, per quello che siamo, ci siamo”. Renzi, che un attimo prima ha citato Chesterton, uno zuccherino per quelli del ‘movimento’, ridacchia. Al prossimo turno elettorale il Pd avrà i ciellini dalla sua parte.