Civita di Bagnoregio. Meno appelli più fatti, grazie!

0

isolated-civita-di-bagnoregioÈ chiamata “La città che muore”, ma di morire non ha nessuna voglia. Civita di Bagnoregio, provincia di Viterbo, antichissima terra di Tuscia, è un teatro naturale che rischia di crollare sotto il peso di un territorio insidioso. Il tufo su cui il borgo è costruito rischia di cedere, e noi rischiamo di perdere un antico gioiello nazionale nato per mano etrusca 2500 anni fa, suolo natio di S.Bonaventura; uno dei borghi più belli d’Italia, non a caso usato come ambientazione cinematografica da Steno, Sordi e dal Matteo Garrone de Il Racconto dei racconti. Gli interventi di manutenzione attuati nel tempo non sono serviti a scongiurare il pericolo.

Per cercare di salvare il borgo e la valle scatta l’appello e la petizione. Il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, lancia un richiamo che punta ad ottenere il riconoscimento di patrimonio dell’umanità UNESCO. I professionisti della sottoscrizione firmano. Da Napolitano a Eco, da Bertolucci a Morricone fino, soprattutto, al ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini. Civita deve salvarsi.

Eppure, francamente, appare paradossale un aspetto. Perché il mondo della politica, quella che conta, quella che governa ed amministra, si limita a firmare una petizione online e non interviene in maniera concreta? Da alte personalità politiche ci si aspetterebbe, appunto, un intervento politico: degli stanziamenti, un accordo con qualche organismo di tutela (ipotizziamo: il Fai?) un piano, un provvedimento. Non appelli, ma cose. Grazie.

Articolo precedente“Quella sporca sacca nera”, western made in Sardegna
Articolo successivoGuarimba, il festival che fa cose da pazzi
Emanuele Ricucci
Emanuele Ricucci, classe ’87. È un giovanotto di quest’epoca disgraziata che scrive di cultura per Il Giornale ed è autore di satira. Già caporedattore de "IlGiornaleOFF", inserto culturale del sabato del quotidiano di Alessandro Sallusti e nello staff dei collaboratori “tecnici” di Marcello Veneziani. Scrive inoltre per Libero e il Candido. Proviene dalle lande delle Scienze Politiche. Nel tentativo maldestro di ragionare sopra le cose, scrive di cultura, di filosofia e di giovani e politica. Autore del “Diario del Ritorno” (2014, prefazione di Marcello Veneziani), “Il coraggio di essere ultraitaliani” (2016, edito da IlGiornale, scritto con A.Rapisarda e N.Bovalino), “La Satira è una cosa seria” (2017, edito da IlGiornale) e Torniamo Uomini (2017, edito da IlGiornale)