È chiamata “La città che muore”, ma di morire non ha nessuna voglia. Civita di Bagnoregio, provincia di Viterbo, antichissima terra di Tuscia, è un teatro naturale che rischia di crollare sotto il peso di un territorio insidioso. Il tufo su cui il borgo è costruito rischia di cedere, e noi rischiamo di perdere un antico gioiello nazionale nato per mano etrusca 2500 anni fa, suolo natio di S.Bonaventura; uno dei borghi più belli d’Italia, non a caso usato come ambientazione cinematografica da Steno, Sordi e dal Matteo Garrone de Il Racconto dei racconti. Gli interventi di manutenzione attuati nel tempo non sono serviti a scongiurare il pericolo.
Per cercare di salvare il borgo e la valle scatta l’appello e la petizione. Il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, lancia un richiamo che punta ad ottenere il riconoscimento di patrimonio dell’umanità UNESCO. I professionisti della sottoscrizione firmano. Da Napolitano a Eco, da Bertolucci a Morricone fino, soprattutto, al ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini. Civita deve salvarsi.
Eppure, francamente, appare paradossale un aspetto. Perché il mondo della politica, quella che conta, quella che governa ed amministra, si limita a firmare una petizione online e non interviene in maniera concreta? Da alte personalità politiche ci si aspetterebbe, appunto, un intervento politico: degli stanziamenti, un accordo con qualche organismo di tutela (ipotizziamo: il Fai?) un piano, un provvedimento. Non appelli, ma cose. Grazie.