Appello al ministro della Cultura Dario Franceschini
Ettore Petrolini è stato un insuperabile interprete del teatro italiano e della beffarda anima romanesca, in un succedersi di macchiette, motti e battute a tu per tu col pubblico. Famosissimi i suoi personaggi: Gastone, Er sor Capanna, Fortunello, Giggi er Bullo, Mustafà, Nerone, Chicchignola e tanti altri. Molti suoi “sfottò” divennero proverbiali, come le sue canzoni.
Artista completo, ebbe un enorme successo anche in Europa e nelle Americhe. In Italia si interessarono del fenomeno “Petrolini” critici, intellettuali e scrittori, fra cui Filippo Tommaso Marinetti, che vide nei nonsense e nelle sue assurdità un riuscito esempio di umorismo futurista.
Sono pochi gli artisti che riescono a segnare un’epoca: uno di essi è appunto Ettore Petrolini, in grado, con la sua sferzante ironia di dar vita a un vero e proprio genere da cui hanno attinto moltissimi artisti, da Gigi Proietti a Nino Manfredi fino a Gabriella Ferri.
Si apprende ora dalla stampa che è stata posta in vendita la splendida villa di Petrolini a Castel Gandolfo, dove l’artista, in onere della zona, incise “Na gita a li Castelli – Nannì”,la canzone che diventò uno dei suoi cavalli di battaglia e simbolo di una generazione. E’ il luogo dove Ettore Petrolini amava riposarsi tra uno spettacolo e l’altro, al ritorno dalle lunghe tournée, e dove invitava volentieri amici e colleghi di palcoscenico.
Nel 1935, una crisi violenta di angina costrinse Petrolini a sospendere una tournee e a trasfersi nella sua villa “Cleofe” per la convalescenza, trovando la forza di scrivere una delle sue più belle canzoni, “Tanto pè cantà” che la diceva lunga sullo stato di salute. Morì un anno dopo, qualche giorno prima dell’uscita del suo ultimo volume dal significativo titolo Un po’ per celia, un po’ per non morire.
Ora, questa villa prestigiosa che si estende su mille metri quadrati, con oltre tremila di parco, i grandi terrazzi con vista sul lago di Albano e sulla stessa Roma, un anfiteatro dove l’attore amava esibirsi, è stata messa in vendita da un’agenzia immobiliare – con tanto di mini curriculum dell’artista – per quasi due milioni di euro: un vero affare per un qualsiasi immobiliarista e per affaristi stranieri.
Uno Stato che crede nella sua cultura e nelle sue radici non può restare indifferente di fronte alla dispersione di un simile patrimonio e dimenticare gli artisti che hanno reso grande la nostra scena. Salvaguardiamo una storia e una memoria da tramandare alle future generazioni: il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo acquisti Villa Cleofe per farne il Museo Ettore Petrolini, bene pubblicamente fruibile attraverso il quale narrare l’ingegno e l’opera di un artista eterno che merita ogni onore.
bene bravo bis
Sottoscrivo l’appello Edoardo Sylos Labini
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