Il Dürrenmatt uno e trino di Sciaccaluga

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Foto di Giuseppe Maritati
Foto di Giuseppe Maritati
Foto di Giuseppe Maritati

Dal 1949 fino alle revisioni, agli accomodamenti o piacevoli ripensamenti disinvoltamente gettati con astioso humour ai limiti della spregiudicatezza del 1972, il grande Friedrich Dürrenmatt condusse una battaglia senza esclusione di colpi  sul suo testo-cardine Il matrimonio del signor Mississippi. Una piece che al tempo stesso è un capolavoro del teatro dell’assurdo caricato al carillon e una cinica analisi del potere autodistruttivo dell’intelligenza, capace solo di condurre alla totale estinzione della macchina umana. Rappresentata come un’ allegoria nella trinità laica di tre protagonisti, in realtà immagini deformate di un’unica maschera che, scindendosi e moltiplicandosi in figure da fescennino fingono sia di integrarsi che di distruggersi.

Accanto a una Mata-Hari da strapazzo promossa a interlocutrice (un gran personaggio
mutuato da Vinzenz o l’amica degli uomini importanti di Musil) e ovviamente a perversa assassina da favola nera degna di una stripe da fumetto degli anni sessanta. In un allucinante crescendo di regressione freudiana citata con ludibrio come cattiva cooscienza della ragione
e un’accentuata propensione per la storica immagine del teatro dei pupi cara all’immaginario di Goethe, il grande spettacolo firmato da un Marco Sciaccaluga in un momento
di splendida maturità espressiva si conferma non solo tra i vertici di questa stagione teatrale segnata dalla miseria creativa dei singoli e dalla colpevole impotenza istituzionale che ci governa, ma ci consegna un messaggio allarmante.

Poiché nell’impotenza dei manichini elevati a inquietanti segnacoli di questa favola nera, è più che lecito scorgere certa deplorevole cecità. Che per parlar chiaro, dato che qui si tratta dello Stabile di Genova, si è appena consumata privando il suo glorioso teatro della qualifica di nazionale. E quindi condannandolo a una stentata sopravvivenza che i meriti culturali espressi da ieri fino ad oggi a favore di una cultura reale e non farisea avrebbero invece dovuto premiarlo col più alto riconoscimento possibile. Che  in Mississippi si concreta nel miracoloso equilibrio
della recitazione e nell’impegno collettivo del cast.

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IL MATRIMONIO DEL SIGNOR MISSISSIPPI  di
Friedrich Dürrenmatt. Regia di Marco Sciaccaluga Teatro di
Genova. In tour per tutta la Liguria.