
I geni nascono anche perché in alcuni momenti storici la società ha investito in modo trasversale per sviluppare cultura e talento. «È una vibrazione collettiva. In questi momenti nascono i Mozart, i Verdi, i Bach e la musica è l’espressione più alta dell’intelligenza, capace di coinvolgere contemporaneamente emisfero destro e sinistro del nostro cervello. Non lo dico io ma le neuroscienze, lo ha capito il resto del mondo tranne noi» spiega il maestro Aldo Bernardi che da due anni ha ripreso la direzione dell’associazione Mozart Italia-Milano e l’omonima orchestra, di cui quest’anno ricorre il ventennale che verrà celebrato con tre concerti: il primo il 18 marzo dedicato al Mozart pre-romantico, il 23 marzo un repertorio che comprende anche l’op. 1 n. 3 di Beethoven e l’ultimo il 25 marzo, con il concerto Mozart in Passione tra Vivaldi e Grieg, tutti alle 21 nella chiesa di San Marco a Milano, celebre per essere stata la casa dell’artista austriaco durante il suo soggiorno nel 1771, ospite dei padri agostiniani.
L’associazione Mozart Italia-Milano, conta ad oggi venti realtà sparse in tutto il Bel Paese e non vuole solo valorizzare e divulgare il patrimonio musicale del grande artista, l’obiettivo che il suo presidente si è prefissato Aldo Bernardi è il desiderio di promuovere il comitato CEriMus «nato per sostenere un disegno di legge che renda obbligatorio l’insegnamento della musica dall’asilo alle superiori, e per il quale il prossimo anno partirà un progetto pilota autofinanziato nelle scuole di Milano, Varese e Como».
In Italia abbiamo il primato negativo dell’insegnamento musicale che è invece il fiore all’occhiello di certi paesi, per superare il problema, secondo Bernadi, non basta un ministro, e comunque «non c’è nemmeno quello, è l’intera classe politica che deve fare sistema».
«Questo governo più e meglio di altri» per Bernardi, ha un disegno preciso, «affossare la scuola pubblica a favore di quella privata, la riforma di Renzi è carente da ogni punto di vista, l’Italia non può pensare di sollevarsi senza dare i giusti strumenti alle nuove generazioni. La nostra classe dirigente non se ne accorge si forma in quello stesso sistema scolastico: obsoleto, scarso e pieno di lacune». L’italiano, per via dell’opera lirica, è una delle lingue più studiate all’estero, «non perché commercialmente o strategicamente sia fondamentale, ma perché ha un valore culturale altissimo, e lo ha oggi più che mai per via della musica».