Roberto Gallo, la rinascita a partire da Eros

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Roberto Gallo davanti a un suo quadro

Roberto Gallo è un pittore che ha frequentato i grandi maestri del Novecento, i cui rimandi e aforismi si ritrovano nel suo lavoro. Un pittore che ha sparso le sue tele in giro per il mondo e che a un certo punto ha deciso di scomparire dalla scena, pur continuando a produrre quadri. Adesso è ritornato, almeno per le ore necessarie a celebrare un evento romano, Nel fuoco della passione, dove ha presentato tele che costituiscono il suo viaggio individuale nell’esperienza dell’erotismo (da uno sperimentatore che ha avuto cinque mogli e come ammette lui stesso, molte amanti, qualche consiglio in materia lo accogliamo volentieri…).

Il primo a rimanere folgorato dall’opera di “resurrezione” di Gallo è stato Vittorio Sgarbi: «Non è tanto una seconda nascita quanto un’impossibilità di morire. E infatti la cosa che più caratterizza queste opere è il vitalismo, che si riproduce in maniera molto evidente in tutte le tele, con un pattern, un’idea guida che ritorna ovunque.»
La critica ha definito l’opera di Gallo “impressionismo orfico”, e comunque il segno che si evince dalle tele esposte, in una rassegna che attinge dall’informale à la Pollock fino a giungere a incursioni nell’astratto, è quello di un lavoro che esplode dal corpo dell’autore e si riversa per colature sulla superficie pittorica.
Gallo racconta che ogni quadro, come l’Orfeo cieco, gli sale per così dire alla forza del pennello (come delle unghie, altro strumento creativo) attraverso visioni, immagini della mente, sinapsi artistiche, connessioni tra squarci materici e colori sgargianti, che si coagulano in una voglia di dipingere come se ogni quadro fosse un gesto d’amore carnale compiuto con le tele, «come se ognuno di questi quadri fosse un atto sessuale», vita cromatica e passione, ha aggiunto Sgarbi.

E il risultato qual è? Prosegue Sgarbi a proposito dell’erotismo pittorico di Gallo: «Io parlerei piuttosto di un misticismo che ha una radice erotica, perché la visione si produce come fosse la riflessione di un mistico davanti a un’idea più alta, divina, qualcosa che è dentro di noi e viene dall’alto.» Ecco, in questa tensione tra corporeo e sovrannaturale, fra terragno e spirituale, si situa l’impresa pittorica di Gallo e quella che lui stesso definisce la sua “insicurezza”, il dubbio, lo scavo, l’interrogazione, elementi che producono quadri come atti creativi di grande potenza e intensità nel felice ritorno di un grande artista.