Il Teatro Valle, la più antica sala romana è stata sequestrata per tre anni da un “sottoculturame” fatto di, disoccupati, antagonisti, annoiati figli di papà, con la deliberata compiacenza delle istituzioni che avrebbero dovuto assicurare il rispetto della legalità. Dell’esito di due esposti presentati alla Procura della Repubblica neanche l’ombra. Forse perché non era implicato nessun figlio del “Cavaliere Mascarato”?
L’11 agosto 2014 il Teatro Valle viene finalmente liberato non per un sobbalzo di orgoglio delle istituzioni, ma a seguito di trattative “di pace” condotte da Roma Capitale e dal Teatro di Roma, con il Mibact nell’ombra, assicurando un salvacondotto agli occupanti e garanzie di future collaborazioni.
Sul teatro svuotato e trincerato da lucchetti e guardianie cala il silenzio, come sui presunti lavori di ripristino degli spazi: nessuno sa con esattezza lo stato effettivo del teatro e dei suoi arredi e chi dovrà pagare gli interventi di recupero. Addirittura sono gli stessi occupanti a lamentarsi di tutto ciò, quasi che interrompere la loro occupazione fosse stato una lesa maestà, e tornano a protestare prima rioccupando il foyer e poi occupando l’assessorato di Roma Capitale per chiedere il rispetto delle intese raggiunte. Avete capito bene, il “rispetto” delle intese raggiunte”! Tutto vecchio direte voi, dov’è la novità?
E’ lecito porsi alcune domande: il Teatro Valle è mai stato trasferito dal demanio pubblico a Roma capitale? Chi è oggi il legittimo proprietario dell’immobile? In risposta a una interrogazione al sindaco Marino veniamo a sapere che la proprietà del Teatro Valle è ancora del Ministero per i beni e le attività culturali (cioè di Dario Franceschini), essendo il processo di trasferimento in itinere da tre anni, e che l’amministrazione comunale non ha assolutamente pagato l’utenze e gli affitti che hanno mantenuto in piedi l’azione degli occupanti.
Ed allora due sono le cose: o Roma Capitale è schizofrenica, dandosi da fare per assicurare gli occupanti, peraltro smentendosi nel dichiarare l’insussistenza di accordi, e blaterando di assegnare al Teatro di Roma (senza effettuare un bando europeo di evidenza pubblica per l’affidamento della gestione) uno spazio su cui non vanta alcun diritto; o il ministro Franceschini, e la burocrazia ministeriale chiamata all’obbligo della vigilanza, hanno consapevolmente consentito tutto questo con la loro inerzia e complicità, rendendosi colpevoli della mancata tutela di un bene storico di proprietà pubblica, di non aver richiesto l’immediato sgombero del teatro, di aver pagato per anni le utenze di luce, acqua, gas, telefoni, di aver concorso al grave danno erariale per milioni di euro proprio a carico del bilancio dello Stato che loro stessi rappresentano.
O forse più semplicemente assistiamo al solito rimpallo di responsabilità, specialità sportiva tutta italiana? E pensare che questa storia era iniziata facendo argutamente paventare che il Teatro Valle potesse diventare in mano ai privati un grande ristorante… Pura e strumentale falsità, e anche fosse per assurdo? Quanti di voi sanno che dietro il palcoscenico è da anni presente una canna fumaria “abusiva” di un adiacente ristorante senza che nessuno si fosse mai scandalizzato per gli effluvi che raggiungevano la platea?
Verrebbe da piangere: ecco perché come tutto il Paese siamo in “Un Valle di lacrime”, farsa semiseria in tre anni: autori le istituzioni; interpreti gli occupanti. Si pensi anche al ruolo del presidente del Consiglio Matteo Renzi. In un primo tempo ha detto chiaramente “no” al modello Valle, da Mafia capitale in poi ha smesso di attaccare Marino, unica foglia di fico di una sinistra romana nella confusione più profonda.
Ecco, noi diciamo basta: riprendiamoci il Valle.