Luca Moscariello: l’allegria dei naufraghi tra Morandi e Cosmè Tura

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Al pari di Morandi che, quando “dipinge le sue nature morte, spoglia la sua evocazione dei vasi, delle scatole e delle bottiglie che sono di fronte a lui, sulla tavola, di quasi tutti gli elementi significanti, che li terrebbero in rapporto con l’esistenza al di fuori del quadro” così Luca Moscariello, dipingendo i suoi naufragi, elimina qualsiasi riferimento reale a cose od oggetti – possano essere scatole, scatoloni, tavole, sedie, festoni, vessilli, animali, maschere, salvagenti, carte – e non sembra lasciare alcun spazio per un richiamo volontario a un ricordo di qualcosa di intimo o esistenziale. A parte poche eccezioni, ciascun elemento perde l’identità del materiale di cui è stato costituito e assume un’unica tonalità uniforme e omologante. Un solo colore, dunque, del tutto irreale, ricopre gli oggetti, per dialogare con quello della superficie accanto. Le cose, in quanto cose, sono lasciate fuori dall’atto pittorico, le cose sono al massimo solo dei pretesti per la costruzione delle immagini, e sulla tavola rimangono solo i segni, le componenti di un rapporto di forme e di colori, di vuoti e di pieni, al servizio dell’invenzione formale.

luca Moscariello

In questo nuovo ciclo di lavori, intitolato Damnatio Memoriae Moscariello si fa portavoce di un processo di cancellazione delle vestigia oggettuali rivelando, nel silenzio delle rovine, un dispositivo di progressiva scomparsa. Come afferma l’artista: “palesandosi, l’oggetto manifesta l’impossibilità della propria peculiarità; nell’essenza della sua manifestazione si esplica l’assenza”.

Nella ricerca di Moscariello sembra definirsi quella che lo studioso Paul Virilio definiva “estetica della sparizione”: mentre in passato l’arte occidentale è stata dominata dall’estetica dell’apparizione perché, tradizionalmente, l’immagine nasce e prende forma a partire da un supporto materiale, oggi l’arte partecipa a un processo di eliminazione del reale a favore dei segni e dei significanti, che testimonia l’inatteso e l’assenza e si confronta con la catastrofe e con il dramma.

L’artista sembra dirci che quando si vede troppo non si può più immaginare nulla, in una confusione babelica dove “tutto sprofonda nell’indistinto e ben presto nell’indifferenza” (Virilio). Assistiamo a una sorta di naufragio della figurazione, a un paradosso della forma, a un inganno del tempo che anziché riportare le immagini nella loro interezza le sottopone a un processo di immersione per renderle più stabili e comprensibili rispetto al caos calmo della superficie.

luca moscariello

Accelerando la percezione della realtà, fino alla sua velocità di sparizione, l’arte di Moscariello ci restituisce il ricatto sensoriale di un’opera oggettiva, tangibile, che riaffiora dagli abissi come fenomeno di ostinata resistenza della realtà al consumo della memoria e che testimonia la finitezza del mondo e i suoi limiti.

La sparizione dell’esistenza avviene infatti solo a prima vista, perché come già in Morandi, Moscariello ripropone questa composizione scenografica, variandola, come se si intestardisse su un senso che affiora e contemporaneamente si sottrae. Se singolarmente non chiariscono il senso, ripetute con tanta ostinazione queste immagini sembrano ricordarci che, al di fuori di qualsiasi rapporto tra segno e cosa nominata, la realtà esiste. Mancando il racconto, rimane vivo lo scenario, la gabbia, in cui tutto si svolge e, nonostante questa riduzione formale, dietro al segno riappare il referente e, nella profondità impenetrabile, riappare l’immagine, dando spazio al mistero dell’esistenza.

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> Luca Moscariello. Allegria di naufragi
a cura di Chiara Canali
fino  al 9 aprile 2015
Galleria Colossi Arte Contemporanea

Corsia del Gambero 13 – Brescia
tel . +39 030 3758583; cel l . +39 338 9528261
www.colossiarte.it
[email protected]

 

 

 

Luca Moscariello