Michela Marzano, 412 banalità sull’amore

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Michela Marzano, L'amore è tutto: è tutto ciò che so dell'amore, Mondadori, 2013
Michela Marzano, L’amore è tutto: è tutto ciò che so dell’amore, Mondadori, 2013

È Natale (da un mese): siate buoni e date amore, ma soprattutto fatelo. Per farlo dovreste sapere come si fa, mentre per darlo, nel – si spera – poco tempo che rimane, la sola strada da seguire, proprio perché è Natale, è fare un regalo. Salvate lo spirito e comprate un libro, preferibilmente senza la parola “amore” nel titolo. Evitate quello di Michela Marzano, donna che auspica il silenzio (degli altri) sull’essenziale – cioè l’amore – e che ha vinto inspiegabilmente il Premio Bancarella 2014. Titolo: L’amore è tutto: è tutto quel che so dell’amore  (UTET, pp. 206, 11,90 euro).
Tautologia a parte, la frase libera un’ enorme verità: il cuore lo sente chi non lo capisce. Non che sia un’acquisizione sconvolgente, ma dagli intellettuali nessuno si aspetta il nuovo -soprattutto in Italia, che nel suo misoneismo rintraccia una adorabile e primitiva tenerezza. Tuttavia, 206 pagine per dire che la sola cosa da sapere sull’amore è il suo essere tutto, cioè l’unica cosa che realmente conta e sostanzia l’esistenza, sono troppe. Un troppo che elimina ogni credibilità all’intento ultimativo di chi le ha scritte. Dice: non importa, ci piacciono le contraddizioni. Certo. Infatti, i problemi del libro di Marzano (meglio non dire “della Marzano”: sarebbe sessista e a lei la faccenda sta a cuore), sono altri e sono tanti, se non milioni di milioni, almeno 412, cioè due a pagina. Nabokov diceva che gli aforismi sono il preludio dell’arteriosclerosi e siccome Marzano è colta e di certo ha letto tanto Lolita quanto Intransigenze, ha impiantato un romanzo/saggio/pamphlet su una raccolta di aforismi che sembrano (o forse sono) presi dalla Smemoranda di quando aveva 16 anni e dai Moleskine dei suoi 40. 

La storia è questa: lei che non esce quasi mai (sta a casa a leggere Merleau Ponty?), una sera fa uno sforzo e va a una festa, dove viene importunata da uno sconosciuto, tale Jacques (non Derrida), che prova a baciarla (che impudente!) e lei gli dice “No! Non farlo! Forse sono già innamorata di un altro”. Lui, anziché scappare a gambe levate, insiste, la bacia e la travolge. Poi inizia la passione. Poi vanno a convivere. E cominciano i guai, cioè l’amore, perché “l’amore inizia sempre dopo la perfezione”.
In questa sincopata narrazione, si inseriscono gli “Intermezzi” in cui Marzano riporta dubbi, ansie, litigi, isterismi e tutte le insicurezze sulle quali ha costruito una carriera. “Ma come fa a sopportarmi? Non mi sopporto nemmeno io!”, “Noi donne siamo ridicole” e poi picchi di superpotenza “non smette di piovere. È come se il cielo volesse punirmi per qualcosa”. Sapete con chi prendervela alla prossima alluvione.

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David Sedaris, Esploriamo il diabete con i gufi, Mondadori, 2014

Seguono dialoghi serrati e quesiti inestricabili, tipo “chi parla quando “io” dice ti amo?”. Eh? Poco dopo, in effetti, Marzano stessa afferma di non essere capace di scrivere frasi di senso compiuto – e la colpa è dell’amore, che è sempre imperfetto, ma siccome è tutto, va accettato così com’è: l’importante è soffrire con pervicacia calvinista. Eroe cavalleresco il povero Jacques, che viene martoriato con domande imbarazzanti: “indovina a cosa sto pensando?”, “quant’è il tanto che mi ami?”, “e se poi tutto va male?”. La qualità psicologistica e letteraria dei dialoghi è talmente scadente che Marzano, probabilmente intimorita dalla possibilità che qualcuno potesse additarla come la ghost-writer di Fabio Volo, ha badato a infarcire gli intermezzi di citazioni filosofiche, certamente mainstream ma sempre d’effetto: Marta Nussbaum, Freud, Cartesio (che si becca pure del fesso) e l’immancabile Lacan. L’indignazione che segue alle gaffe dei grillini dovrebbe essere la sola reazione a questo libro, visto che la sua autrice, tra le tante cose, è un deputato del Parlamento italiano. Altro che premio Bancarella. Allietatevi il Natale con tutto il sesso che la Marzano sembra non voler considerare come antidoto al dolore e se proprio dovete leggere, spassatevela con l’ultimo di David Sedaris, Esploriamo il diabete con i gufi (Mondadori, pp. 126, 17, 50 euro).