Il personaggio è antico, il quesito moderno: conta di più essere o apparire? Per Apollonio di Tiana, vissuto nel I° secolo dopo Cristo, parrebbe buona la seconda. Lo si incontra ancora nel Novecento, nella poesia di Costantino Kavafis. Risalendo nel tempo si arriva a San Gerolamo, Arnobio e Sant’Agostino in una sequela di supposizioni e accuse di magia. Per assestarsi infine sul ritratto che ne ha fatto Filostrato, in cui è difficile separare la leggenda dalla verità. Apollonio di Tiana è passato alla storia come pessimo imitatore di Cristo. Ma a curiosare qui e là si finisce per vederlo un po’ come una specie di Cagliostro. Chi era in realtà? Prova a rispondere Miska Ruggeri, giornalista di Libero, con Apollonio di Tiana, il Gesù pagano (Mursia, pg. 218, € 13). Ruggeri tenta di sciogliere i fili di una matassa ingarbugliata ad arte per quasi duemila anni. E alla fine Apollonio, tirato in ballo da teologi, filosofi, occultisti e poeti, riappare per ciò che è stato: l’ultimo alfiere del paganesimo. Un filosofo di stampo pitagorico, vegetariano per questioni etiche e di purezza, taumaturgo, estensore di testi andati per lo più perduti e instancabile viaggiatore in cerca di saperi e di templi da onorare. Un superuomo ante litteram che si sentirebbe a disagio scoprendo di essere diventato l’eroe di una specie di megera come Madame Blatavsky.
Inutile chiedersi cosa ne direbbe lui. Forse si sarebbe anche divertito. Aveva beffato Nerone, era rispettato e tenuto in conto da Vespasiano e da Tito, poco gli importerebbe della pessima immagine postuma. Anzi, sarebbe felice laggiù nell’Ade, scoprendo di aver guadagnato la gloria eterna e di aver ottenuto finalmente un po’ di giustizia.
Perché Apollonio di Tiana esce riabilitato da questo libro. Dove si fa piazza pulita dell’apologetica cristiana ricordando Cioran (la definiva “il vertice del genere bilioso”), delle strumentalizzazioni rinascimentali e poi moderne. Troppe per citarle: si diventerebbe noiosi. Era l’alter ego di Cristo e non avrebbe potuto essere altrimenti, essendo vissuto agli inizi dell’ellenismo: la logica vacillava sotto i colpi dell’irrazionalità. Egli è emblema di una stagione di crisi, del disperato tentativo greco-romano di arginare l’assolutismo monoteista. Un filosofo predicatore esperto in miracoli che somiglia un po’ a un santone perché i tempi erano maturi per perdere la ragione e rifugiarsi in un Dio paterno. C’è sempre confusione nelle epoche di passaggio, e forse l’attualità di Apollonio sta proprio in questo: nel suo essere né dio né uomo, bensì leggenda, fantasma destinato a riapparire sulla falsariga del dubbio e dell’incertezza.
Avendo letto il libro del Professor Miska Ruggieri, non comprendo davvero cosa c’entri questa recensione? E’ una recensione o un delirio narcisistico della estenditrice di parole? Davvero non comprendo. Basti a chiunque legger seppur unicamente la sinossi del libro per comprendere che nulla si è capito di questo saggio che dimostra da una parte il simil tentativo dell’autrice di prostrarsi al saggista e dall’altra “il vertice del genere bilioso” di cioraniana memoria.
Quindi un pagano, vegetariano, rappresenterebbe la ragione e il Cristianesimo l’irrazionale? Mi dispiace che anche qui non si perda occasione per dare un po’ addosso ai cattolici. Se volete occuparvi di cultura da un punto di vista anticristiano, you’re Off the road! E io vado a leggermi qualcos’altro.
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