L’arte ostaggio dei comizi

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comizio-557x262-spirlìPuntuali! Manco fossero l’uccellino del cucù più preciso della Foresta Nera. Arrivano, dai palchi dei comizi elettorali, le promesse e gli impegni politici su arte, cultura e turismo. Progetti mastodontici, a cura dei candidati, per il rilancio nobile del territorio, per la ricaduta a pioggia di fondi e sostegni. E, nel calderone, ci entra di tutto. Dagli scavi archeologici al recupero dei luoghi di culto, dai musei alle biblioteche, dai castelli ai centri storici di città e villaggi. Tutto diventa motivo di patto e contratto. Dal portale medievale al frammento di anfora romana, dal mosaico ellenistico alla moneta fenicia, passando per antichi codici e tele cancellate dall’usura e dall’abbandono colpevole di amministratori locali ciechi, sordi e muti. Per volontà propria e non per disegno divino.

Maledette elezioni e maledetti ipocriti dalle aspirazioni politiche di bassa lega. Quanti, fra coloro che promettono senza ritegno manterranno l’impegno? Se rispondo nessuno faccio peccato? Perché, allora, sono già dannato e piantato fra le fiamme più calde dell’inferno. Al limite, dopo la poco auspicabile elezione, qualcuno di loro promuoverà la sagra della banana flambé o della cicoria ripassata. Magari, un convegno sull’importanza storicosociale della salsiccia di fegato di maiale dai bargigli. Molti taglieranno nastri tricolore a gogò. Altri, trasportati dalle auto blu dell’amministrazione, presenzieranno, a fianco al vescovo e al presidente della proloco, all’inaugurazione di una qualche sgangherata Casa della Passera Vagabonda.

Ah, destino infame della Cultura e dell’Arte, consegnate agli ignoranti da lista elettorale. Ai politici dell’inciucio territoriale. Ai figli degli scellerati patti, delle spartizioni programmate, delle concessioni sconsiderate.
Mi sembra di vederli illuminarsi, gli scavi archeologici, scoperti e ricoperti ogni tot d’anni, ad ogni promessa di piazza. Ma, senza bisogno di sfera di cristallo, mi sembra di vederli rabbuiarsi per l’oblio che segue ad ogni elezione. E che fare, dunque? Non credere più a nessuno? O continuare a sperare? La scelta è ardua, ma sempre necessaria.
Cosa buona è ascoltarli, osservarli, fare la tara e sperare nella percentuale più bassa. Così, ogni goccia che arriverà, sembrerà, comunque, un’onda d’oceano. Tanto, l’Arte, la Cultura, lo sanno bene: i tempi son cambiati e le rughe non si spianeranno più. Ogni sorriso, nel tempo, diventa ghigno. Ogni lacrima cristallizza. Ogni speranza… Beh, quella resta sempre Ultima Dea. Per volontà Celeste.