Roma: l’area sacra è diventata una toilette

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roma barbona-557x262-spirlìBrutta, bruttissima sensazione, tornare a Roma, la città dove ho vissuto per 32 anni, e scoprirla invasa da barboni, zingari e fuggiaschi.

Ognuno con una storia personale e di popolo, ma che, detto proprio schietto, in questo momento di grave crisi nazionale, non ci coinvolge più di tanto. Stanno finendo le energie e i tempi per la solidarietà internazionale: se proprio devo scegliere – e devo scegliere! – aiuto i miei connazionali. Vittime, come me, di un forte giro di vite stabilito nelle stanze ovattate del potere. Quello che immaginiamo esista, ma non riusciremo a conoscere mai da vicino.

Quel che riusciamo a toccare con mano, invece, è il risultato di un’apertura scriteriata delle porte d’accesso all’Italia. Stivale, terra di tutti. E, ognuno degli accolti, si sente a casa propria. Pisciando per strada, per esempio. Ubriacandosi e dando di stomaco sui Resti nobili della nostra antica Civiltà. Imbrattando di merda strade, piazze e monumenti. Sì, monumenti. Visto che il BelPaese ne è sommerso. Siamo il Paese più artistico del mondo. E anche uno dei più belli. Se non il più. Ma, attualmente, e grazie ad un’amministrazione comunale capitolina più interessata alle lucine ricchione spalmate sul via del Corso che alla tutela, alla salvaguardia, alla cura dell’enorme patrimonio artistico e culturale romano e italiano, stiamo trasformandoci, già a partire da Roma, nel Paese più sciatto e sporco del globo.

L’altra notte, su piazza Indipendenza, a due passi da casa, c’era un’intera comunità (somala o eritrea? Li confondo sempre) che dormiva all’addiaccio sui marciapiedi a fianco alle fermate dei bus. Alcuni di loro, dritti come marmotte, vegliavano. A bordo piazza, barboni urlavano e pisciavano. Sui muri. Avevo voglia di salire in Campidoglio e tirare giù da qualche comoda poltrona uno dei tanti accomodati dal sindaco marino per fargli vedere quello scempio di Roma. Ma chi avrei trovato a quell’ora? Saranno stati tutti al “gheivillag”, a scimmiottare una qualche Marylin o, magari, la pluricelebrata Sophia. E a blaterare di matrimoni e adozioni improponibili!

Il giorno dopo, a Largo Argentina, nell’Area Sacra, mi son trovato davanti ai nuovi proprietari della piazza. Gli stessi barboni piscioni e cagoni della sera precedente. Per colpa loro, attraversare la piazza, una delle più belle e ricche di storia di tutto il pianeta (Cesare vi morì…), è diventato praticamente impossibile. Un puzzo nauseabondo di abbandoni di viscere umane offende la salute di chiunque. Tranne, probabilmente, che dei nuovi amministratori della Capitale. Che non solo sopportano, ma sembrano gradire.

Quella piazza, un tempo usata dalle gattare chic della Capitale per curare, facendosi fotografare, i mici abbandonati, oggi è in balìa di un gruppo più o meno stanziale di stranieri senza casa e senza cessi, che la stanno trasformando in una latrina. Vergogna, direi! Sì, vergogna per il sindaco Marino e tutta la sua compagnia di amministratori rainbow. Ce la facciano, una capatina, in quel troiaio. Si trova a dieci passi dal Campidoglio. E, già che ci si trovano, portino con sé ramazze, disinfettanti e secchi d’acqua. Per nettare.