Come diventare uno sfigato di successo

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Niccolò Contessa, leader de I Cani, smonta i cliché con la musica elettronica

I-Cani-tour-2013“Ciao Niccolò ti chiamo per cercare di capire che persona sei”. Niccolò Contessa, voce e parole de i Cani. Due album pubblicati, “Il sorprendente album d’esordio de I Cani” e “Glamour”. Un successo. I testi delle sue canzoni e il quantitativo di synth nei live ci portano a credere in una sua adolescenza da sfigato (nerd). Ci si chiede se da ragazzo abbia fatto politica (“sì, collettivo a sinistra”). Se avesse successo con le ragazze (“No”). A che tipo di studi si fosse dedicato (“matematica e fisica”). Quali le sue letture di riferimento (“per il mio ultimo album Troppi paradisi di Walter Siti”). Se voti ancora. (“Voto, ma in modo molo scettico”). Che cosa. (“sinistra”). 

“Ero nerd. Quando la parola era un insulto”. Ammette, perché ora la parola “nerd” tratteggia un immaginario di figaggine che va dal programmatore hipster di East London al bruttino e vincente topo di biblioteca amante di William Burroghs e Dante. Contessa era nerd quando la parola voleva dire SOLO sfigato. “Ero un po’ quel tipo che vive nel suo mondo”. Timido, fin da ragazzo. Il successo non l’ha trasformato in un seduttore seriale “continuo a essere timido. Esco molto di meno da quando è cominciata tutta questa cosa”. Per tutta questa cosa si intende il successo del suo progetto musicale.

Tema forte dei suoi album è il contrasto tra vita vera, reale e la rappresentazione estetizzante che ne facciamo sui social media. Sardonico Contessa, tra le righe e per tutto “Glamour” ribadisce “La rappresentazione della vita sui social media è falsa”. Ma è mai possibile una cronaca della vita reale veritiera? “La questione è viverla, la vita, e non raccontarla”. Paradossale, la verità del racconto consisterebbe nel non raccontare nulla. “Se la si racconta mentre la si vive, la si cambia”. Ci sono però le dovute distinzioni. C’è il racconto dell’artista: “Un conto è la rappresentazione che si fa con l’arte: la scrittura, le canzoni. Quella è fiction. Non si cerca di farla passare come verità, cronaca, come sui social media”.

Gli chiederei altre cose. Come cambierà il ruolo delle etichette musicali, per esempio (“le major cureranno la distribuzione e le indipendenti lo scouting” –scoperte, ndr). Oppure se nelle sue canzoni la contrapposizione Milano – Roma è provocatoria: Milano è colta in tutti i suoi stereotipi, Roma in tutto il suo realismo cinico. (“Sì. Non conosco Milano, ma per quel poco devo dire che è abbastanza vero: la città della moda, della superficialità). Gli chiederei se è fidanzato. Ma non c’è più tempo per la vanità.

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03/09/2014