Il Pop di protesta di Nevruz

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di Grazia Sambruna

Nel 2010 cantava “Se Telefonando” truccato e spettinato sul palco di X Factor facendo storcere il nasino alla francese della giurata Anna Tatangelo. Due anni dopo viveva in un ex monastero del 1600 tra San Prospero e Cavezzo con l’idea di fondare un collettivo per produrre suoni diversi, d’avanguardia. Qualcosa che facesse storcere il nasino alla francese di chiunque non fosse in grado di concepire un’alternativa al mainstream. Il suo nome è Nevruz Maljoku, in arte Nevruz Joku, nato a Caserta trent’anni fa e cresciuto a Modena con la consapevolezza di essere se non unico, quantomeno raro.

Prima di diventare la più interessante falla del sistema che abbia mai calcato il palco di un talent, aveva già suonato all’Heineken Jammin’ Festival e all’Arezzo Wave. Dopo la tv un Ep con la Sony, un primo disco d’autore, La casa degli spiriti perduti, sostenuto da Elio, suo coach e mentore. Poi il terremoto che sfigura l’Emilia nel 2012 si porta via la sua casa ma non la forza di ricominciare, di farsi davvero Le Ossa, metafora e nome di quel collettivo artistico nel frattempo diventato realtà e pronto a prendersi i palchi europei con un nuovo spettacolo l’anno che verrà.

Sono diciassette musicisti in tutto, Le Ossa. “Uomini con gli attributi” che, liberi da vincoli contrattuali, sperimentano fino ad inventarsi strumenti come la chitarra che fa da basso elettrico e sinth contemporaneamente. Alla faccia di chi si è arreso all’ ineluttabilità del pop radiofonico e con buona pace delle major sempre a caccia di interpreti ma allergiche a “chi ha maturato uno stile personale e si propone come artista”. Au revoir.

Così è iniziata La Protesta, musa di Nevruz e Le Ossa, nonché titolo del brano, disponibile su Youtube, che Joku avrebbe voluto portare all’ultimo Festival di Sanremo, categoria Giovani. Se solo la Hukapan, sua casa discografica di allora, avesse accettato di proporlo all’Ariston, forse al posto dell’ennesima nenia sentimentale o finto populista avremmo sentito su quel palco un testo che spara contro tutto e tutti dai politici alle tette della Blasi. E non manca mai il bersaglio.

Sei sempre in bilico tra il trionfo e la tragedia”, gli profetizzava Elio. E forse è proprio così. Oggi Nevruz si gode il trionfo che ha già ottenuto: quello di essere se stesso. E nessuna tragedia, nessun no potrà togliergli la libertà di guardare al futuro. Col ghigno del Joker.

Ascolta qui la musica di Nevruz:  https://soundcloud.com/nevruz-sala-joku