Ettore Petrolini: vita selvaggia, guitta e futurista!

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L’opera inedita del genio comico e surreale romano rivive con Merlo

di Davide Fent

Il mondo della cultura e non solo potrà assistere ad una novità mondiale che parte dall’Italia e approderà in tutto il mondo: la messa in scena inedita dell’ultimo testo di Ettore Petrolini, “Il Metropolitano (Il vigile urbano romano)”, commedia in tre atti.

“Finalmente il vero Petrolini!”, con queste parole del Maestro Carlo Merlo si può comprendere lo spessore culturale dell’evento  presentato in Prima Nazionale al Palazzo dei Congressi Dell ‘Eur Roma “Le Terrazze” Teatro, Venerdì 8 agosto 2014 . Ettore Petrolini, ricordato, conosciuto e limitato per il pubblico medio nello stretto confine di attore comico romano, autore di celebri macchiette, è invece stato un grande autore, attore e poeta italiano i cui scritti sono di una modernità sconcertante.

Carlo Merlo, regista, adattatore di testi d’autore, acting coach creatore del metodo V.D.A.M.(Vocalità Dinamica Artistica Merlo), ha integrato il testo dell’ultima opera di Ettore Petrolini scritta nel 1935 e rimasta incompiuta per la morte dell’artista nel ’36 e quindi mai rappresentata. L’elaborazione drammaturgica de “Il Metropolitano (Il vigile urbano romano)” dopo la messa in scena a Roma alla Rocca Colonna (Sala Cento Passi) di Castelnuovo di Porto (Roma) inizierà il tour dal Festival Fringe di Edimburgo il 19 e il 20 agosto 2014.

Petrolini rappresenta in modo emblematico gli avvenimenti del teatro di varietà dei primi decenni del secolo scorso, ha inventato un repertorio ed una maniera che hanno profondamente influenzato il Teatro Comico italiano del Novecento e non solo. Famosissimi i suoi personaggi: Gastone, eroe di quel varietà da cui Petrolini proveniva, Fortunello, Nerone, e molti altri. Ebbe un enorme successo anche in Europa e nelle due Americhe; in Italia si interessarono del “fenomeno Petrolini” critici, intellettuali e scrittori, fra cui il Marinetti, che vide nei suoi nonsense un riuscito esempio di umorismo futurista.

Di molti attori novecenteschi esistono discrete documentazioni cinematografiche; del nostro c’è solo il Nerone diretto da Blasetti, con in aggiunta un paio di macchiette; altro materiale filmico certamente girato sembra perduto. Ci resta inoltre qualche disco. Interessanti sono anche gli scritti “teorici” di Petrolini, in cui peraltro la massima preoccupazione appare quella di negare la teoria. In lui appare l’idea che quello dell’attore sia puro istinto.

Questa mancanza programmatica di premeditazione, insieme alla tendenza alla sintesi e all’operare nel teatro di varietà lo fa essere particolarmente vicino ai futuristi, dai quali però lo allontana la sentita appartenenza alla tradizione dell’Arte. “Ho fatto, nei primi anni della mia vita, di tutto (vedi ciò che ho scritto su Piazza Guglielmo Pepe di Roma) nei teatri da quattro soldi i primi posti e due i secondi: dal camaleonte all’istrice, dal pappagallo sapiente alla scimmia imbalsamata; or piangendo lacrime di coccodrillo, ora ridendo il riso sesquipedale dell’ippopotamo. Fu una vita selvaggia, allegra e guitta, e un’educazione a tutti i trucchi e a tutti i funambolismi”.

Un ruolo speciale, tradizionale nel teatro di varietà, è rivestito dai doppi sensi di natura più o meno oscena. A questa centralità della parola si accompagna anche la musica, poiché molti di questi testi erano cantati, certo più alla maniera del “fine dicitore” che a quella della “grande voce”: “la voce è poca ma intonata / nun serve a fa’ ‘na serenata”. Se non si può rievocare compiutamente l’autore, ci rimane però di tentare una ricostruzione dei modi del Petrolini autore, con l’avvertenza che si tratta di una visione parziale del fenomeno, alla quale ben poco potremmo aggiungere con le testimonianze cinematografiche, le fotografie, i dischi e i ricordi dei contemporanei.

 

19.07.2014