“Ti racconto a capo”, il genius loci va in scena

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di Maria Lucia Tangorra

«Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’ avere nuovi occhi» scriveva Marcel Proust. In “Ti racconto a Capo” si coniugano: la (ri)scoperta dei luoghi, la tradizione e i nuovi occhi grazie allo sguardo di un’arte che incontra la gente e i luoghi rendendoli protagonisti.

Arrivata alla quinta edizione, la manifestazione diretta dall’attore e regista Ippolito Chiarello parte dal Sud Italia, ma non vuole essere autoreferenziale. Vorrebbe «estendersi a tutte le terre del Sud del mondo», forte dell’idea che le differenze uniscono perché stimolano la curiosità verso l’altro da noi. “Ti racconto a Capo” cerca di unire abitanti e turisti, generazioni di uomini e ambienti e a far da collante è il racconto. «Il filo narrativo avverrà grazie agli occhi degli abitanti, all’essenziale contributo dei giovani, alle sensazioni dei partecipanti, all’entusiasmo dei turisti, alla passione degli artisti e di tutti coloro i quali vogliano aiutarci in questo percorso di formazione, informazione e ricerca».

Dal 31 luglio al 9 agosto il Capo di Leuca (tappe a Leuca e Tiggiano ed epicentro a Corsano) pulserà di energia creativa, il merito non sarà soltanto dei 16 artisti che prenderanno parte alla Residenza Teatrale “Hestia, il ventre dei luoghi”, diretta da Chiarello; ma di tutti coloro che vorranno essere parte attiva. Grazie, infatti, all’interazione con gli autoctoni e coi turisti si cercherà di sviluppare «un nuovo contatto con lo spazio scenico e il pubblico-umanità, ma per ritornare, forse, a teatro, ma più realisticamente».

“L’amor perduto” è il filo conduttore di quest’anno, quel motore da cui scaturiscono sentimenti ed emozioni che accomunano epoche e uomini. «Come sono cambiati i modi di approcciarsi, di conoscersi, di corteggiarsi?» Domanda che ricorre spesso anche al cinema, ma forse, quando si è chiamati in prima persona a rispondere ci si sente meno passivi e Ti racconto a Capo sembra voler stuzzicare così anche l’“ego” nascosto in ognuno di noi.

Ogni sera si creerà un momento comunitario con la condivisione della cena e un dialogo con un ospite esterno, ma il culmine della ricerca artistica e creativa lo si potrà vedere e provare nel corso della serata finale del 9, grazie a una ragnatela di spettacoli, dislocati nel cuore del paese e programmati a ripetizione fino alle 24 così da permettere alla gente di percorrere un itinerario artistico a 360° – «si utilizzeranno gli spazi antistanti delle abitazioni concesse dai cittadini/residenti che di fatto saranno palcoscenico e parte della scena, ma, ancor più, saranno allestiti 8 miniteatri».

Il titolo del progetto è parlante, porta in sé un doppio sguardo: il luogo da cui parte, l’estremo Sud, e un’ottica da adottare «perché ogni anno bisogna avere la forza e il coraggio di mettere un punto sul passato, imparare dagli errori, andare a capo e raccontare una storia che abbia il sapore del passato e il gusto di un nuovo futuro».