“Il tempo delle mele cotte”: e galeotto fu il bombardamento

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Una commedia raffinata e gustosa, dal retrogusto grottesco e malizioso

di Gabriele Lazzaro

Se Sandra e Raimondo fossero seduti in platea, questa volta di sicuro non sentiremmo l’immancabile “che noia che barba, che barba che noia”. La tata di “Casa Vianello”, Giorgia Trasselli, è coprotagonista infatti di una commedia davvero esilarante, “Il tempo delle mele cotte”.

Roma, luglio 1943. Lui, Don Eligio (Antonio Conte), schiavo della sua vocazione. Lei, la sora Agnese (la Trasselli), popolana sfrontata e avvenente. I due, costretti a stare sotto le macerie di una chiesa dal famigerato bombardamento aereo degli alleati, si risvegliano dopo una notte di passione improvvisa, passione di cui lui sembra non ricordare nulla. Sempre più detronizzati dai loro ruoli sociali a causa della convivenza forzata, Eligio e Agnese si ritrovano obbligati a confrontare i loro modi di essere. La chiesa “traballante” diventa così inaspettatamente l’emblema della vita, e di quella che in psicologia è definita la “caduta degli dei”. E mai termine fu più appropriato. Il nostro tormentato Padre Ralph addossa, infatti, come da tradizione cattolica, tutta la responsabilità di quel frutto proibito sulla parrocchiana, ma dovrà fare i conti con il passare del tempo. Non solo si sgretoleranno muri e navate, ma soprattutto le sovrastrutture inibitorie dei due malcapitati, dando inizio ad una “confessione” sospesa fra sacro e profano, falsi moralismi e fraintendimenti maliziosi e ammiccanti…

Gianni Clementi shakera ancora una volta dramma e risate. La regia ironica e pungente di Vanessa Gasbarri confeziona l’ottima interpretazione dei due attori. La scena di Katia Titolo, le luci di Giuseppe Filipponio e le musiche scelte da Raffaella Gagliano danno un tocco di classe ad uno spettacolo imperdibile.

Assolutamente degno di nota il grande sforzo fisico dei protagonisti: la Trasselli e Conte si muovono energicamente su ponteggi che arrivano sino a quattro metri d’altezza, sostenendo dall’inizio alla fine l’umanità con cui abilmente connotano i loro personaggi. Come solo veri professionisti sanno e possono fare.

Mi permetto di fare un applauso speciale e affettuoso a Giorgia, perfetta e impeccabile nelle vesti della Sora Agnese. Lo spettacolo è un’ottima occasione per godere dell’immenso talento e della passione che da anni alimentano la sua lunga carriera. A dimostrazione di come professionalità, sacrificio, umiltà siano la chiave per un successo riconfermato nel tempo. Bravissima “tatina”! 

Due parole: da vedere.

foto di scena: Francesco Marino

foto di Giorgia Trasselli: Luca Brunetti