Le dissacranti maschere delle Nuvole di Aristofane

0

Vincenzo Zingaro restituisce il senso filologico in un’avvincente classico della commedia antica.

di Francesco Sala

Chi volesse immergersi nella filologica e avvincente atmosfera della commedia classica antica, può andare a vedere Le Nuvole di Aristofane nell’edizione che ne fa Vincenzo Zingaro al teatro Arcobaleno di Roma fino al 16 marzo. La sua Compagnia(Castalia) nacque proprio con questo allestimento nel ’92 per poi approdare in numerosi festival e siti archeologici come quelli di Ostia Antica, Ferento, i Teatri di Pietra. Il cammino intrapreso da Zingaro è quello di riportare il teatro alle sue origini attraverso il recupero della tradizione della maschera intera, e poi della festa, del rito, della dissacrazione dei costumi, della satira sociale.

I bersagli preferiti da Aristofane sono gli intellettuali, i lenoni, gli ignoranti, i creduloni e i politici demagoghi. Nelle Nuvole l’autore mette alla berlina Socrate, capace di influire e plagiare le coscienze. La ieraticità e la sacralità del suo eloquio faranno presa soprattutto sui giovani “alla moda”. Aristofane non risparmia neanche il rozzo Strepsiade, colpevole di farsi irretire dalle parole del sapiente guru e che cerca nella scorciatoia facile e illecita la soluzione dei suoi intrallazzi e profitti. Argomenti brevi i suoi, decisamente scurrili, non si risparmiano infatti bersagli ad personam individuati fra le depravazioni della casta e quella del popolo. Al basso rango delle battutacce si contrappone felicemente l’ambientazione surreale e colorata della scena, illuminata dalle belle luci di Giovanna Venzi. La vera chicca dello spettacolo però sono le maschere. Costruite dal mitico studio Carboni che ne realizzò alcune per Fellini e Visconti, la novità attoriale di questo allestimento sta proprio nel loro uso.

Un’arte difficile quella della maschera intera: la fissità dell’espressione deve essere compensata da una notevole agilità del fisico, la quasi totale apnea di fiati, costringe l’interprete a scandire le battute portando la voce più in là, lanciando il testo in pasto alla platea. Tutto è sottolineatura, convenzione, la maschera infatti non va mai toccata, si perderebbe tutta la magia. Ogni effetto va cadenzato, amplificato, riportato al pubblico. Gli attori sono: Fabrizio Passerini, Ugo Cardinali, Rocco Militano, Piero Sarpa, Laura De Angelis, Erika Puddu, Carmen Landolfi. Il pubblico del teatro Arcobaleno, formato perlopiù da giovani, sembrano gradire. Sono passati più di duemila anni dalla prima rappresentazione de Le Nuvole, avvenuta presumibilmente intorno al 423 a. C e ci stupiamo sempre nell’osservare come i classici, quando non vengono stravolti, conservano sempre intatta la loro capacità di essere eterni e presenti.
Per dirla con Italo Calvino: ” un classico è un’opera che non ha mai finito di dire quello che ha da dire”.