Suggestioni fiabesche e anti apocalittiche negli scatti della fotografa milanese.
New York, una donna viene svegliata da un fiume d’acqua che invade l’appartamento. Come in una sorta di Diluvio Universale, simbolo dell’ira divina provocata dalla malvagità umana, uomini e animali cercano riparo tra le mura della stanza. Un film di fantascienza? No, è la ricerca artistica di Anna Paola Pizzocaro, artista milanese trapiantata a New York, allieva di David LaChapelle, che ha collaborato con Luc Besson e Roman Polanski.
Pizzocaro usa la fotografia come strumento per riassumere molteplici idee visive in una sola immagine, combinando diverse tecniche digitali e lavorando di post-produzione con grande raffinatezza.
Il viaggio onirico dell’artista inizia con la serie:“Preghiere non risposte”. In questi scatti il mondo reale viene sommerso da un mondo virtuale, un immaginario catastrofico dove uomini, donne, fenicotteri, orsi polari, tigri, meduse e scimmie sono alla ricerca della propria salvezza. L’unico essere vivente che riesce a trovare rifugio è l’uomo. Alzandosi in volo.
L’essere umano raggiunge Neverland (niente a che vedere con il famoso ranch di una famossissima popstar), terra popolata da nativi che vivono sereni nel rispetto della natura. In questa sorta di terra promessa, sopravvissuti e nativi imparano a convivere pacificamente. La solitudine del deserto fa da sfondo a corpi che fluttuano leggeri nell’aria, i colori sono accesi, forme (e culture) si mescolano come in una Grande Riconciliazione. La narrazione visiva della Pizzocaro è ambientata in un tempo futuro carico di rimandi al passato e di suggestioni fiabesche.
Lo sguardo ludico e ironico di Anna Paola Pizzocaro si fa portatore di un bisogno sempre più urgente di un nuovo equilibrio e suggerisce riflessioni profonde su nuove possibilità sempre sul punto di attuarsi. La Galleria Sabrina Falzone propone fino al 14 marzo una personale dell’artista.
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