La house band che si esibisce al Lian, un locale galleggiante sul Tevere.
di Giusy Federici
14 musicisti di varie età che condividono arrangiamenti e divertimento, si esibiscono al Lian Club di Roma ogni lunedì sera. È l’Orchestra Operaia, una big band sulla falsariga di quella di Duke Ellington, ma che più off non si può, perché, come racconta a ilgiornaleoff.it il l’ideatore e direttore Massimo Nunzi “Ha la sua filosofia nella condivisione di tutto: dai progetti ai compensi, equamente divisi in 14 parti. Soprattutto” continua Nunzi “siamo uniti dall’amore per l’arte… Fino a giugno ci mettiamo alla prova con un repertorio nuovo, un concerto da montare in I musicisti, qui, sono come operai superspecializzati. Si lavora a rotazione, come se fosse un’officina dove si forgiano le idee. Si torna a quel rapporto con l’arte che è un ritorno all’essenza, fare l’artista per il piacere di farlo. È un sistema che ci permette di essere motivati, tutti”.
Quello di Nunzi, musicologo, arrangiatore e trombettista, è un progetto rivoluzionario, come si vede. Speciale è anche la location: un barcone ormeggiato sul Tevere, e la gestione dinamica dei “magnifici 4” che si dividono i compiti, Antonello Aprea e Lisa Maisto per la programmazione artistica e la chef Halinka Landesberg con la collaborazione di Alessandro Manca per la cucina. Ma la serata fissa del lunedì, oltre che un’officina di sperimentazione musicale è anche un ritorno al passato, perché “le più grandi orchestre del jazz americano si riunivano suonando tutti i lunedì…”, ricorda Nunzi. Il lunedi è lo strange day della settimana, quando si torna al lavoro: non per niente è il giorno “lunatico” per eccellenza. Per l’Orchestra Operaia è il ritrovo, la verifica, la condivisione e il grande gioco, la grande magia che è la musica.
C’è chi trasforma, alchemicamente, il piombo in oro: l’Orchestra Operaia il pop o il jazz in altro, generi indefinibili, ma credibili. Ogni lunedì la house band apre coi propri brani, poi viene presentato un artista ospite, sia un musicista di provata esperienza o un giovane talento uscito dai vari Conservatori. Sul palco del Lian sono già saliti Nicolò Fabi e Pilar, ci saranno Nathalie, Pino Marino e altri ospiti: il cartellone, come è giusto, è un work in progress. “Lavorare su repertori stilisticamente diversi aumenta la nostra creatività, è un desiderio di esplorare che ci costringe a pensare e ci regala tanta gioia nel suonare e nel dirigere” osserva Nunzi.
“A prescindere dallo stile e dai suoi guinzagli, a noi interessa l’orchestra che fa arte con un meccanismo perfetto. È lo specchio di una società perfetta. Il progetto è sempre più una factory. Tutti gli artisti sono benvenuti, ho scritto alla Mannoia e aspetto la risposta, se venisse Vasco sarei altrettanto felice. Mi piacerebbe che fosse come all’estero, dove tutti si confrontano con tutti, come fa Sting” conclude Nunzi. Per i giovani musicisti è l’occasione di un’esperienza artistica e lavorativa. Anche per questo è nata l’Orchestra Operaia, dall’osservazione di Massimo Nunzi che “in Italia scontiamo gli effetti della crisi: la situazione è drammatica. Sul lavoro c’è quel tipo di ferocia descritta dal film “Wolf of Wall Street”. Ma proprio in questo momento di crisi l’Italia ha la grande opportunità di ritrovare la sua dignità. Non abbiamo più forze artistiche, tranne Bocelli e pochi altri siamo invisibili a livello internazionale. A noi stare a casa criticando i colleghi non interessa, cerchiamo di reagire con il movimento”. È tutto questo è anche, secondo Nunzi: “una bella vacanza dalla noia e dalla banalità”.