Al Duse di Bologna approda Maratona di New York, la corsa come metafora dell’esistenza.
di Italo Valli
Giovedì 23 gennaio approda al Duse di Bologna Maratona di New York. Allestimento di Giorgio Lupano e Cristian Giammarini per un testo scritto da Edoardo Erba nel 1993, tradotto in 17 lingue e rappresentato in tutto il mondo. Una trama essenziale: due podisti si preparano per la celebre gara podistica; la particolarità sta nel fatto che l’autore, in scena, fa correre i due personaggi, dall’inizio alla fine della piéce.
“Vidi il primo allestimento del testo nel 1993” racconta Giammarini a ilgiornaloff.it, “Ero un ragazzino, ne rimasi folgorato”. Sedici anni dopo, il giovane attore propone il testo al suo amico di sempre. “Accettai subito” dice Lupano “E’ un testo che parla di amicizia e di un particolare momento nella vita, in cui si fanno i conti su quello che è stato fatto e su quello che rimane da fare”.
La loro non è una semplice corsa. Sembra il momento giusto per confrontarsi, parlare di tante cose (Dio, donne, sport), sostenersi e spronarsi nei deficit d’ossigeno. Una performance vissuta in perfetta simbiosi dai due, sia come attori che come atleti; si ascoltano, si aiutano, sembrano aver creato un loro ritmo che li guida.
Giammarini ride: “Ci conosciamo da 20 anni. Non volevamo mettere in scena la nostra amicizia, ma tutto ciò che è il nostro bagaglio, la nostra esperienza insieme, inevitabilmente esce fuori sul palcoscenico”. Lupano ci scherza su: “A noi sembra che Erba abbia scritto questo testo 21 anni fa sapendo già che un giorno lo avremmo interpretato noi”.
La regia (curata da entrambi) non ha paura né di cavalcare i momenti comici né di dare la giusta profondità a quegli sprazzi di dialogo che trasformano la loro in una corsa iperreale. La corsa come metafora di un’intera esistenza condensata in 59 minuti (la reale durata della messa in scena). Le proiezioni video risultano funzionali: sanno turbare, sapientemente e al momento giusto, l’atmosfera quanto basta. E il finalissimo (un’aggiunta al testo nata da intuizioni di entrambi) punta a coinvolgere emotivamente e in modo diretto tutti gli spettatori. “Abbiamo evidenziato l’aspetto notturno, onirico ed inquietante della storia”, commentano i protagonisti.
Notevoli anche i brani dei Sigur Ros, che accompagnano la corsa infinita. “Seguivo i Sigur Ros da tempo, li ho fatti sentire a Cristian e gli sono piaciuti. Trovo la loro musica estremamente evocativa, slegata da qualsiasi riferimento, anche linguistico, e quindi adatta ad essere utilizzata come colonna sonora dei nostri sogni/incubi” spiega Lupano.
Lo spettacolo fa parte della campagna abbonamenti DUSEoltre. Per info visitare il sito www.teatrodusebologna.it