Anzovino talento del piano

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Il disco live di un talento coraggioso da consacrare.

di Paolo Giordano

Ci sono musicisti che si limitano a suonare e a creare musica. Bene. E basta. Remo Anzovino è uno di questi. Suona il pianoforte con rara ispirazione, da anni segue un suo percorso che (inspiegabilmente) non ha ancora ricevuto quel feedback di stampa pari ai risultati di critica e di stima. Per di più è un pianista in qualche modo rock, visto che ha costruito una band intorno al proprio pianoforte.

Ora che esce il cofanetto che si intitola “Vivo” e contiene il disco registrato all’Auditorium Parco della Musica di Roma e il dvd del “Concerto della Memoria” tenuto sulla Diga del Vajont per i 50 anni dalla più impressionante tragedia italiana del dopoguerra, il momento è quello giusto: Anzovino è un talento da consacrare definitivamente. «Grazie a iTunes mi rendo conto che i miei dischi vengono scaricati in ogni parte del mondo», spiega lui, pacatissimo. Quando suona, è un’iradiddio. Quando parla è quasi flemmatico, nonostante abbia un coraggio da leone.
Ad esempio, il disco live si apre con un suo brano inedito, Afrodite (difficile trovare un artista che inizi una performance con un brano sconosciuto) e contiene una marcetta irresistibile che è un’ode a un gigante del cinema e, sotto sotto, anche un malinconico confronto con il suo grande rivale: No smile (Buster Keaton)  fa capire chiaramente che Anzovino ha un debole per il primo, vero punk del cinema americano a dispetto dell’icona riconosciuta Charlie Chaplin, autore della meravigliosa Smile. Nessuna polemica, per carità. Solo un omaggio. Per di più esaltato da un pianoforte irruente, che Anzovino suona senza far capire all’ascoltatore che è dal vivo. «In effetti – conferma – nel disco sostanzialmente si ascolta tutto quello che abbiamo suonato proprio come l’abbiamo suonato quella sera». Una prova da maestro. Che rischia di passare sottotraccia. Perché? «Forse perché non faccio nulla per essere diverso da me», dice candidamente lui. Oppure perché «la tv non mi ha mai dato alcuna opportunità», aggiunge.
In ogni caso, quando qualche tempo fa Anzovino ha suonato davanti alla signora Luttazzi, è stato benedetto da quella che vale una incoronazione: «A Lelio saresti piaciuto tantissimo». Questi sono i complimenti che dovrebbero fare la differenza.