Cuore e passione della pittrice dal passato burrascoso.
di Maria Elena Capitanio
Una ‘ragazzaccia’ schietta, verace, che utilizza la pittura come strumento emotivo, come pungolo per stimolare il mondo che la circonda ad ascoltare un bisogno viscerale d’amore. Sì, il tema è proprio l’amore, quell’argomento tanto bistrattato e poco di moda, che gli artisti di solito rifuggono, come fosse l’ultimo gradino prima della rovina.
Classe 1969, farmacista, Flaviana Pesce è approdata all’arte attraverso un sentiero burrascoso: due anni di vita trascorsi tra le quattro mura di casa con un bagaglio di demoni interiori da passare in rassegna e affrontare. Inizia così una lotta violenta con le emozioni, con la tela e gli acrilici, con il desiderio di proiettare la cristallizzazione verticale e orizzontale dei propri pensieri su un supporto materiale, senza però arrestarne il flusso in uscita. “Sono quadri nati dall’immobilità ma fortemente fluidi e tumultuosi”, spiega la pittrice, che pare un’eroina buona seppur ferita, alla ricerca del valore assoluto dei sentimenti. La rabbia esplode in un grido di colori vivi e carichi, la violenza del rosso prende per il collo l’osservatore trasportandolo in una dimensione ulteriore, in cui tutto è sospeso nella sublime contemplazione dell’intimità più segreta.
Flaviana Pesce non vuole provocare, non le interessa: vuole raccontare la sua vita con modalità estemporanee e darne una lettura nuova, una lettura scevra da etichette, pregiudizi e sovrastrutture moralistiche. Astrattismo e figurativismo convivono in giustapposizione per approdare a quella che alcuni critici hanno definito come forma di Street art, forse per l’uso frequente di spray o per gli interventi di testi scritti, che completano la cifra estetica dell’artista.
Un approccio irruente e gestuale, dominato dalla stratificazione ed emersione contemporanea di ritmi pittorici eterogenei per giungere a una grammatica leggibile su più livelli. Gli elementi della vita reale compongono paesaggi puntiformi che si rivelano quali immagini interiori celate dalla prudenza e dal decoro dell’artista, desiderosa, in prima battuta, di tenere i propri lavori solo per sé.
Convinta da amici e addetti ai lavori, ha deciso di lasciarsi conoscere attraverso la mostra personale L’altra parte dell’arte, presentata a Roma all’Hotel Boscolo Aleph dalla Galleria Vittoria. La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 10 dicembre.