L’arte della felicità di un tassista-pianista

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Il film di animazione a basso budget di Alessandro Rak è la rivelazione dell’autunno.

di Bruno Giurato

È la rivelazione cinematografica dell’autunno. Si parla dell’Arte della felicità dell’esordiente Alessandro Rak, lungometraggio a cartoni animati realizzato a Napoli, in questi giorni in (poche) sale italiane. Piccolo budget, alta resa artistica: dalla sua presentazione alla Mostra del cinema di Venezia, nella sezione Settimana della critica, il coro dei critici (sia quelli engagé, sia quelli che non si scandalizzano per la parola intrattenimento) è stato insolitamente concorde. Rivelazione. In questi giorni il film è approdato in India, unico film italiano selezionato al festival di Goa, 10 minuti di applausi alla fine della proiezione.

E pensare che la storia di un tassista ex pianista quarantenne – a cui presta la voce un bravissimo Leandro Amato – che si aggira per la città cercando di smaltire dolori passati (il fratello violinista partito senza spiegazioni), frugando dentro sé, i suoi amori e la sua famiglia, stufo di tutto e con la voglia di cercare il suo centro di gravità, era a rischio astrazione e intellettualismo. Uguale noia. Che l’ambientazione in una Napoli senza sole e senza mare, ma con tanta pioggia, asfalto e palazzoni grigi e “munnezz” che esonda dai cassonetti, faceva presagire un dolorismo non proprio allettante. Che lo stesso titolo, preso da un libro del Dalai Lama con Howard C. Cutler, a cui il film è ispirato, ha una vaga risonanza new age.

Ma con la forza di una bella storia, un disegno goloso di oggetti, forme e colori che vira verso il blu col procedere della trama, e con una colonna sonora di belle canzoni che scorrono, il film dribbla il luoghi comuni e diventa una sorta di healing story, una medicina contro quella che l’antroplogo ernesto De Martino chiamerebbe “sindrome da fine del mondo”.

Un film anticrisi, quindi, realizzato con pochi soldi e tanto artigianato da una casa di produzione napoletana, la Mad Entertainment (nei cui studi altri produttori sono arrivati per studiare le tecniche di realizzazione), prodotto e co-sceneggiato da Luciano Stella. Singolare la figura del regista-sceneggiatore, poi. Alessandro Rak, trentaseienne napoletano, da qualche si era messo in luce nel duo fumettistico Rak & Scop. A differenza del suo “compare”, il funambolico Andrea Scoppetta, Rak aveva un tratto quasi lirico, da pittore prestato al fumetto. Il passaggio alla cinematografia è stata la svolta. Per citare una battuta del film: “Finché i musicisti non scendono dal taxi la strada è dritta e porta verso il baratro”. Vale anche per i fumettisti che si mettono in gioco nel cinema, e per tutti quelli che, incuranti della crisi, scommettono su una cosa nuova.