Solazzo, il poeta delle montagne colorate

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Il pittore dedica la maggior parte dei suoi quadri ai paesaggi alpini.

di Paolo Fontanesi

Se si dovesse definire in poche parole l’espressione artistica di Mario Solazzo, potremmo sintetizzarla con un trinomio: forma, colore e sentimento, verso un unico soggetto che è la montagna. Egli è l’unico artista italiano che ha dedicato fino ad oggi gran parte della sua carriera artistica al tema del paesaggio alpino. «Arrivando a Torino vidi per la prima volta le montagne, al di là della passione che avevo, ed è stato subito un grande innamoramento – racconta lo stesso artista – dal punto di vista pittorico, mi ha dato la volontà di cambiare la pittura in chiave espressionista».

Solazzo, leccese d’origine ma friulano di adozione, ha illustrato le nostre montagne con una tenacia e una perversione che non ha paragoni nel paesaggio pittorico contemporaneo. Utilizzando una similitudine, possiamo affermare che Solazzo celebra la montagna come un’allegoria della vita. Nelle sue forme e nei suoi colori c’è sempre un invito alla riflessione interiore. Per questo la presenza umana, per lo più abbozzata nei contorni sfuocati, non è altro che una contaminazione, inquinante, del paesaggio. «Nel mondo d’oggi c’è tanta confusione – ci spiega Solazzo – siamo sempre tra la gente ma alla fine ognuno di noi è solo con se stesso; nelle montagne e nei mercati c’è sempre una solitudine di fondo, così ogni tanto inserisco una presenza umana, ma preferisco non contaminare il paesaggio».

Maggi e Segantini sono i suoi maestri ideali, soprattutto un riferimento dal punto di vista stilistico. Ma il faro illuminante rimane la scuola piemontese del paesaggismo ottocentesco, il cui caposcuola è Antonio Fontanesi. Osservando le sue opere – ne trovate decine online sul sito dell’artista – vi accorgete che la maestria di Solazzo è quella di rendere con poche pennellate, pur sempre cariche di materia intesa come fosse una pasta di colore, una sensazione di silenzio, di quiete, di relax, tipica di quei luoghi. Osservando una delle sue tele, mediamente di grandi dimensioni, sembra di trovarsi davanti a una finestra aperta sulle Dolomiti e di respirare persino l’aria pura proveniente da quelle alture.

La neve però è il punto di forza dell’artista. Dipingere la neve è da sempre una vera sfida per ogni paesaggista che si rispetti. In quanto è difficile da realizzare e da rendere nel suo colore perlato, che racchiude le molteplici tonalità dello specchio visivo. La neve assorbe infatti i molteplici colori della realtà e del paesaggio che essa stessa copre. Solazzo riesce a dare prima di tutto profondità alla neve, facendole assorbire le tinte morbide delle forme che si riflettono sulla coltre, per effetto della luce. Solazzo interpreta difatti la primitività del paesaggio e ci restituisce, attraverso l’uso di pennellate corpose, le montagne così come le vediamo e ce le immaginiamo nei ricordi.