Le ultime sette parole di Cristo di Giovanni Scifoni

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La sofferenza del Redentore è affidata all’estro giullaresco dell’attore romano

di Francesco Sala

La tradizione voleva che si eseguisse nella cattedrale di Cadice, durante il periodo di quaresima una composizione religiosa.
Da qui la parola “oratorio” che oggi vuol anche significare un luogo consacrato, destinato alla preghiera, un edificio della comunità destinato all’aggregazione giovanile.

Così è apparso il teatro del Quarticciolo di Roma, diretto da Veronica Cruciani durante la presentazione del nuovo lavoro di Giovanni Scifoni: le ultime sette parole di Cristo; fu opera in musica di Haydn nel 1786 e viene oggi trasformata per l’occasione in un’avvincente giullarata. Le sette parole sono il canovaccio:
1) Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno.
2) In verità ti dico, oggi sarai con me nel regno dei cieli.
3) Donna ecco il tuo figlio. Ecco la tua madre.
4) Dio mio, perché mi hai abbandonato?
5) Ho sete.
6) Tutto è compiuto.
7) Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito.

La sofferenza del Redentore è affidata all’estro giullaresco di questo singolare trovatore cantastorie cattolico, che fa rinascere dalle basi la sua vocazione trovando il suo filone personalissimo nel teatro di narrazione. Tutte le epoche hanno avuto i loro giullari ed essi si sono abilmente influenzati. In questo lavoro si può riconoscere il Mistero Buffo di Dario Fo, come qualche monologo di Gaber o l’invettiva da teatro civile di Marco Paolini, ma sarebbe riduttivo il semplice accostamento anche se illustre. Giovanni Scifoni prosegue la strada dei suoi predecessori, soddisfando i bisogni profondamente radicati nella natura umana di ascoltare e raccontare storie, senza accettarne però i dogmi ideologici o religiosi; scherza sulla vita dei santi, detestando tutti gli imbonitori, le spettacolarizzazioni miracolistiche, i maghi, le superstizioni, i partiti. L’uso calibrato e gentile che fa del suo corpo,  lo fa giocare col pubblico a caratterizzazioni di tipi da strada un po’ border line: ci sono nello spettacolo scurrilità appena accennate, nonsense, buffonate mescolate a cultura umanistica e messaggi spirituali per i giovani. Il pubblico reagisce festosamente e ci pare una bella serata di teatro e di valori.

“Le ultime sette parole di Cristo” di e con Giovanni Scifoni e con Maurizio Picchiò(santùr, liuto, chitarra) Stefano Caroncelli (percussioni, nichelarpa, viella, ribeca) Vincitore del Premio Golden Graal 2011