La satira editoriale di Fascetta Nera

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FascettaNeraLibri“L’essenziale è invisibile agli occhi”. Antoine De Saint Exupery, che secondo alcuni paradigmi scientifici rende una brava persona chiunque lo legga (purtroppo Il Piccolo Principe non lo ha letto nessuno e infatti il mondo è cattivo), voleva dire che l’essenza si coglie con il cuore, non con gli occhi. Clamorosa eccezione: il marketing editoriale, che con l’essenziale ci fa copertine e fascette dei libri. In un panorama di compravendite simoniache e vile resa al capitalismo, come possiamo fidarci di uno strumento come il marketing, demoniaco per decreto?

Alberto Forni, tenutario dell’esilarante blog fascettanera.blogspot.it, forse involontariamente, ci fornisce una risposta inaspettata: eccome se ci possiamo fidare! Dal florilegio di strafalcioni, sciatterie e verbosità aleatorie sbattute su fascette e quarte di copertina (quando non proprio copertine, come nell’ormai epico caso del “verrà” scritto  senza accento sulla copertina dell’ultimo capolavoro di Barbara D’Urso, edito da Mondadori), che Forni si diverte da qualche anno a collezionare sul suo blog, si deduce che il marketing editoriale è tutto meno che demoniaco, quindi spiritualmente affidabile. Al punto che, quando cerca di essere cattivo, di elevare a essenziale l’inessenziale, come prevedono i più basilari principi del marketing, goffeggia e vacilla.

Tuttavia, Forni è più sarcastico che psicologista, quindi si fa sfuggire l’umanissimo disagio di chi vende libri. Grazie a lui si è aperto un giallo avvincente sulla collana Einaudi Stile Libero, diretta da Paolo Repetti, da sempre avvezza all’avanguardia di qualità, che ha annunciato “la prima serie nera erotica italiana” : una trilogia romanzesca scritta da Sara Bilotti. Prima uscita, nel prossimo gennaio, L’Oltraggio. A seguire La colpa, e, per concludere (suspense…) Il Perdono. Nella presentazione del primo libro è scritto che la storia si svolge in una “tenuta toscana di Bruges”. Ora, poiché Forni fa cose di nicchia come guardare film con Colin Farrel, si è ricordato che “In Bruges” è ambientato in Belgio, si è chiesto se si trattasse di un refuso o di “una correzione automatica del Word di Fauglia, provincia di Pisa”; se, in epoche precedenti alla nostra, Bruges e Toscana fossero gemellate tanto che nella prima è nato uno stile architettonico ispirato alla regione di Renzi; se l’iconografo che ha piazzato la foto che ritrae Stephen Spender sulla copertina dell’epistolario di John Fante non sia stato promosso come capo ufficio stampa (un’operazione dadaista che a Forni non è mica sfuggita come a voialtri, che avete costretto l’Einaudi a scusarsi).

fascetta nera

Interrogato su Twitter, Repetti ha specificato che i proprietari della villa, nel romanzo, sono francesi e quel “di Bruges” è un tributo alle loro origini. Il fatto che Bruges sia in Belgio non conta: l’essenziale è invisibile alla geografia. Chissà se la prenderebbe con la stessa nonchalance, Repetti, se qualcuno lo scambiasse per Mauro Repetto, l’ex 883. Magari l’essenziale è invisibile pure all’ortografia.

Forni, poi, incorona Miss Fascetta Piccante la Giunti, che fascia Love Toys di Valeria Benatti così: “un romanzo d’amore con un raffinato e sorprendente gadget”. Irriverente operazione con cui si volevano spingere i lettori a interrogarsi su quanto fossero miserabili, se per convincerli a comprare un libro è stato necessario allegarvi un vibratore, conquistando, incidentalmente, la fetta di mercato dei timidi che non riescono a entrare in un sexy shop.

Dopotutto, il fatalismo degli editori è comprensibile: la crisi non ha rimedi ponderabili, quindi è meglio tentare tutte le strade, sperando che il caso conduca su quella giusta. La formula esatta per vendere un libro non esiste: bisogna accettarlo e augurarsi di finire su “fascettanera”, almeno per far parlare di sé, sperando che i lettori capiscano che dal marketing goffo trapela la purezza d’animo e imparino a scegliere col cuore, invece che con gli occhi.

4 Commenti

  1. “A seguire La colpa, e, per concludere (suspance…) Il Perdono.”….

    Per essere un articolo critico sugli strafalcioni la parola “suspance” mi lascia un po’ perplesso…

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