Ohanjanyan, la pura bellezza della pietra

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di Luca Beatrice

Ha appena vinto a Pietrasanta il premio della Fondazione Henraux con il progetto Materialità dell’invisibile che sarà presto una scultura in marmo. Quello di Mikayel Ohanjanyan e’ uno dei nomi nuovi più interessanti dell’arte italiana, anche se non è giovanissimo (classe 1976) ed è originario dell’Armenia. Proviene dall’istituto d’arte di Yerevan e già nel ’94 viene invitato a un simposio internazionale di scultura sul tufo: un enfant prodige perché ha appena 17 anni. Il suo primo approccio con l’Italia e’ nel ’98, quando partecipa a una mostra a Ravenna dove si assicura il terzo premio.

Un tempo gli stranieri venivano regolarmente in Italia per il grand tour, e così fa anche Mikayel, affascinato dall’arte del Bel Paese; dal 2000 si trasferisce a Firenze per studiare in Accademia, che rispetto all’insegnamento in Armenia nel periodo post sovietico gli consente di conoscere la storia dell’arte occidentale. Dopo quasi 15 anni di presenza in Italia comincia a essere considerato una realtà. Sottolinea di non essere un figlio d’arte ma di avere subito una forte influenza dal paesaggio armeno in quanto a sensibilità spaziale e senso della progettazione: il suo e’ un segno preciso, rigoroso, formale senza apparire stucchevole. La scultura diventa il campo di intervento principale, affina le capacità tecniche e aggiunge una propria visione della forma che prevede sempre il rapporto con l’uomo.Nel 2010 partecipa alla Biennale di Venezia di Architettura nel Padiglione Armeno, vince il Premio Targetti e il Movin Up nel 2006. L’opera con cui Ohanjanyan si è’ imposto a Pietrasanta, secondo la giuria che lo ha selezionato e’ “esaltazione pura della pietra per eccellenza, quello statuario delle cave la cui preziosità e bellezza non hanno pari”.

Il suo, anche se difficile da scrivere e pronunciare, e’ un nome da tenere d’occhio. Al momento non è rappresentato da una galleria in Italia e lavora con una certa continuità all’estero. La sua poetica sintetizza con originalità l’elemento concettuale e quello più poetico, segno di un linguaggio maturo non così comune nella difficile arte della scultura.